Con una carriera che abbraccia decenni e generi, Carlo Audino è un artista che non smette mai di evolversi. Dalla passione per il pianobar alle complesse narrazioni sonore dei suoi brani più recenti, come il coinvolgente Cuore in fiamme, Audino mescola abilmente intimità e universalità. In questa intervista, ci racconta la genesi del suo ultimo singolo, un omaggio ai legami solidi e intergenerazionali, le sfide dell’innovazione artistica e le emozioni che ispirano la sua musica.
Benvenuto su StandOut. “Cuore in fiamme” è un omaggio sentito e personale ai tuoi genitori, ma riesce anche a toccare corde universali. Come sei riuscito a bilanciare l’intimità della tua esperienza con un messaggio che parla a tutti?
Grazie di avermi ospitato su StandOut Magazine. Il brano “Cuore in fiamme” è dedicato ai miei genitori, ma vuole anche essere un omaggio a tutte le coppie di innamorati che hanno creato un rapporto davvero solido. Il testo cerca di parlare il più genericamente possibile proprio per parlare ad un pubblico più ampio. Questa è un’abilità che viene con l’esperienza: nello scrivere canzoni si cerca sempre di dire qualcosa di personale che sia però reso più ampio possibile in modo che più ascoltatori possano immedesimarsi in esso.
Il rap di Sabrina Seaside rappresenta una giovane sposa e, più avanti, un riflesso più maturo sulla vita di coppia. Come hai scelto di strutturare questa narrazione duale e quali emozioni speri che il pubblico percepisca da questo contrasto?
L’inciso di Cuore in fiamme, nella versione originale, ripeteva solo una parola: ‘ancora’. Nella mia mente significava tutto, era come dire ‘andiamo avanti, non ti preoccupare’ oppure ‘sì, lo voglio ancora’ o anche ‘sai, ho sbagliato ma dammi una possibilità, ancora’. Alla fine, ho pensato di affiancare alla nota monotona di ‘ancora’ una cascata di semicrome che aiutano l’ascoltatore a immedesimarsi nella coppia. Nel primo inciso, la voce rap di Sabrina Seaside rappresenta la giovane sposa, mentre nel secondo, più riflessivo, lei parla dei ricordi passati e affronta il presente della coppia, che può sembrare insormontabile. Ho cercato di lasciare spazio all’interpretazione, e il rap mi ha permesso di condensare concetti complessi in un tempo brevissimo. La voce caldissima e sensuale di Sabrina Seaside è stata la migliore scelta che ha portato la qualità del brano al top.
L’idea di usare l’intelligenza artificiale nel videoclip è innovativa e affascinante. Come hai affrontato il processo creativo con questo strumento e come pensi che abbia arricchito la narrazione visiva del brano?
La realizzazione della storyboard del videoclip è stata sofferta poiché era davvero facile cadere nel banale creando la cosiddetta “didascalia”: solo nel bridge alla parola “gli occhi son quelli” si vedono gli occhi della donna anziana ma per il resto si è cercato di esulare oppure inserire similitudini. Ad esempio al posto del concetto di bambini e figli giovani (ma anche per intendere il periodo iniziale della vita di coppia) abbiamo usato orsacchiotti, bambole e biciclette rosa-celesti. Le sequenze di invecchiamento e di ringiovanimento della seconda parte sono tutte realizzate con Intelligenza Artificiale (Mrs AI) mentre per gli incisi si è preferito avere uno sfondo prima fantasioso e poi proiettato nella dimensione spazio-tempo, tra orsacchiotti e bambole, poi biciclette e fumi colorati. In questo modo abbiamo potuto sovrapporre la figura di Carlo che canta con la chitarra e delle labbra di Sabrina che sussurrano all’orecchio.
La tua carriera musicale spazia dagli anni ’80 ad oggi, con esperienze che vanno dai pianobar agli studi di registrazione, fino alla pubblicazione delle tue canzoni. In che modo il percorso e le esperienze passate hanno modellato la tua sensibilità artistica attuale?
Ogni minima esibizione dal vivo, ogni volta ci si esibisce in pubblico crea un’esperienza che rimane indelebilmente dentro l’artista. Anche nel mio caso ogni volta che ho avuto esperienze musicali sia in studio, sia dal vivo sia durante un pianobar, davanti a 10 persone o anche fossero state 100 ne è scaturito (e ancora accade adesso) sempre un’esperienza che contribuisce alla mia maturità artistica e fornisce sempre nuovi spunti per migliorìe.
Il sound di “Cuore in fiamme” mescola rock e rap in modo sorprendentemente armonioso. Quali sfide hai incontrato nel fondere questi due generi, e come hai trovato la chiave per mantenere il brano coeso e autentico?
La versione originale di cuore in fiamme nasce come brano pop rock. L’idea invece di inserire rap sull’inciso è venuta quando da una parte avevo l’esigenza di esprimere ancora molti concetti ma lo spazio sul testo era finito. Dall’altra parte c’era un’esigenza diciamo stilistica, relativa sull’arrangiamento. Originariamente l’inciso era formato solo dalla parola “ancora” tenuta molto lunga per varie battute: allora mi è venuta in mente l’idea di inserire una parte rap con la voce sensuale e dolce di Sabrina Seaside. Ne è scaturito un inciso con un rap sussurrato all’orecchio che ha fornito abbondanza di testo e che quindi mi ha permesso di inserire tutti quei concetti che sarebbero rimasti fuori dalla canzone originaria.
Carlo Audino – copertina “Cuore in fiamme”
Il tema dell’amore intergenerazionale è centrale nella canzone. Guardando al futuro, pensi che i tuoi prossimi brani esploreranno altri legami universali, o hai già in mente nuove tematiche da affrontare?
I miei prossimi brani si occuperanno di varie tematiche ma sicuramente il tema “amore” è sempre una parte centrale: esso rappresenta la coesione delle persone di tutta l’umanità e fondamentalmente è alla base della nostra vita. Comunque esso ha molte sfaccettature diverse che vanno affrontate singolarmente: lo vedremo nelle prossime canzoni. Già dal prossimo brano se ne parlerà in una maniera un po’ particolare.
“Cuore in fiamme” si distingue per il suo sound “pulito” e le emozioni che trasmette. Come descriveresti il tuo rapporto con la produzione musicale? Cosa ritieni indispensabile per tradurre le emozioni in musica?
La traduzione delle emozioni in musica avviene prima di tutto tramite il testo e, in maniera non meno importante, dall’arrangiamento. Questo tiene conto del concetto espresso nel testo e di conseguenza si muove scegliendo il giusto strumento ed anche il modo in cui esso verrà suonato. In “Cuore in fiamme” vengono scelti molto i sincopati accompagnati da suoni molto puliti, glissati costanti delle elettriche e pochi effetti sulla voce. Giusto qualche apertura è sull’inciso e nel bridge per creare un’emozione nell’ascoltatore. Le chitarre stesse vengono registrate in duplice versione left-right e sussurrano all’orecchio nelle strofe come poi farà Sabrina nell’inciso con la sua dolce voce.
Se potessi tornare indietro nel tempo e far ascoltare “Cuore in fiamme” al giovane Carlo che iniziava a scrivere canzoni, cosa pensi che direbbe?
Il giovane Carlo credo sarebbe un po’ sorpreso dal modo di arrangiare e di scrivere queste canzoni: i primi brani erano molto semplici e ci sono voluti vari anni prima di arrivare ad un brano più profondo, con testo e musica che si inseguono e concetti nascosti dietro ad un sipario più semplice nell’immediato. Il giovane Carlo faceva a gara con altri amici compositori e ci si sfidava a suon di note e testi e queste competizioni creavano di volta in volta delle grandi lezioni nei giovani autori. Sono nati brani sempre più performanti sia nella musica che nei concetti.
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