Un’orchidea, simbolo di eleganza e sensualità. Con questo fiore Beyoncé ha voluto accogliere tutti i fans che sono accorsi a San Siro per l'unica data italiana del suo “The Formation World Tour”.
Mentre gli spettatori entrano il fiore continua a sbocciare e a rinascere sugli schermi che pendono sopra al palco. Poi spunta lei: elegante, sensuale e, lasciatemi aggiungere, letale. Lo show si apre sulle note della canzone che dà il nome al tour, “Formation”, appunto. Un inizio veramente col botto, seguito dalla prima sorpresa della serata: tutti e tre gli anelli frontali dello stadio si colorano con il tricolore italiano e con la scritta “Italian Formation”, un piccolo regalo da parte dei fans a Queen B.
Lo stadio si accende con “Sorry”, poi con la vendicativa “Bow Down” e infine con l’inno all’indipendenza femminile, “Who run the World (Girls)”. Il primo atto si consuma in fretta, quasi senza accorgersi di quello che sta accadendo, tanto è coinvolgente il tutto. Arriva anche l’omaggio a Prince, il dio della musica scomparso pochi mesi fa, il maxi-schermo si colora di viola e il pubblico ascolta, oserei dire solennemente, “Purple Rain” che fa da apripista alla tripletta Crazy in Love, Bootylicious e Naughty Girl. Uno show carico, energico, a tratti psichedelico e magico ma anche commovente e intimo come quando tutto il pubblico di San Siro canta a cappella la hit “Love On Top”, alzando sempre di più la tonalità della canzone e arrivando a sorprendere Beyoncé stessa. Insomma, troppe emozioni per “solo” due ore di spettacolo.
Per l’ultimo atto il secondo palco posto al termine della passerella che attraversa la platea si riempie di acqua e accoglie la regina e le sue ballerine che si esibiscono in “Freedom”, brano dedicato a tutte le vittime di razzismo o sessismo che, non a caso, confluisce nella performance di “Survivor”, “sopravvissuto”. Ancora con i capelli bagnati di acqua Beyoncé si asciuga il sudore sul volto e ringrazia il pubblico per la bellissima esperienza passata insieme. Dopo gli ultimi ringraziamenti di rito intona l’emozionante “Halo”, con la quale accende per l’ultima volta le curve dello stadio.
Quando il sipario cala ci si sente sopravvisuti ad un'esperienza mistica, dove una band completamente al femminile ha saputo fondere musica pop e rock. Beyoncé ha stupito tutta l’Italia e ha saputo tenere testa a tutti i dubbi che ci eravamo posti prima della sua esibizione, forse reduci dal concerto della collega Rihanna che una settimana prima aveva lasciato l’amaro in bocca proprio a San Siro. Al contrario la Sig.ra Carter si è dimostrata una performer professionale, onesta, che crede in ciò per cui vive. La sua voce è un qualcosa d’impeccabile e il suo stile è un dono inimitabile, una vera divinità scesa sulla terra (confermato anche dai commenti post-concerto presenti sui social). Ci sarebbero volute dieci standing ovation per rendere omaggio allo show appena assistito, se non fosse che il pubblico è rimasto in piedi per tutta la durata di un concerto fenomenale.
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