Partorito in casa GoWild e Universal Music Group l’ultima fatica di Nesli pesca dal rimario di casa un vocabolo più grande di quanto l’album vorrebbe suggerire e di quanto l’opera potrebbe sorreggere: il Karma ("Kill Karma" è il titolo, per l'appunto). Il principio di causa effetto, la legge morale, l’innesco del samsara nell’universo. Insomma: un oceano vasto di significati, qui acciuffati in estremis quel tanto che basta a volersi denudare per raccontare di sé attraverso il filtro dell’universalità dei sentimenti. Il risultato è un tassello di una trilogia sempre indecisa tra il cantautorato e il rap, comunque scialbi, in un appuntamento al buio nella desolazione, nella pochezza di un pacco regalo ben confezionato ma pieno di fronzoli e ammiccamenti. La spiritualità evocata nelle premesse migliori dovrebbe risiedere in brani quali “Anima nera”, canzone motivational dai ritmi di ghetto o in “Equivale all’immenso”, traccia ad hoc per l’estate sin troppo spudorata nel voler apparire originale. Financo nei barlumi di speranza come in “Piccola mia” o in “Amore mio”, laddove la melodia salva il salvabile dei testi poco mordaci, si ha l’impressione di un’attesa importante nei confronti di un effetto scenico che non giunge, di un artificio che non si sprigiona, di una scintilla che non scaturisce mai. Se nel “Perfettamente sbagliato” dell'album si può ravvisare la chiave di lettura di un disco tanto acclamato da risultare inspiegabilmente trascurabile, forse forse la svolta la rivela il peggior episodio del disco, “L’amore torna sempre”, così simile all’orripilante “Stupida” di Alessandra Amoroso: manca un racconto che sia tale, esente da testualità che sappiano di riciclaggio.
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