Eccoci nuovamente con le mie consuetudinarie pagelle. Tocca alla terza serata, quella dedicata alle cover di grandi canzoni italiane del passato. Pronti, partenza, via! Prima, però, eccezionalmente, dedichiamo uno sguardo alle Nuove Proposte in gara.
Maldestro, Canzone per Federica = troppo lagnosa per essere intrigante, gioca la carta furbesca di colpire il plesso solare dell'emotività. Noia. 5
Tommaso Pini, Cose che danno ansia = non è dato capire dove voglia andare a parare con il testo, la coerogragfia e il catchy pop del ritornello. Forse mi piace, forse è un buon brano, ma forse no. 6
Valeria Farinacci, Insieme = voce infuocata ma delicata al contempo, testo raffinato e distinto, composto di piccole annotazioni dalla vita quotidiana che donano un tocco di classe in stile MariAntonietta. 7,5
Lele, Ora mai = ha il carisma di uno sbadiglio, pensa ancora di essere al serale di Amici e attende un applauso che non merita su nessuna galassia. Il carattere deve averlo dimenticato. Scontato. 3
Zecchino d'oro = no, vabbé, devo sul serio commentare? Istituzionale, ma niente di più. 6
Chiara, Diamante = la voce flautata aiuta a rendere il brano più dolce e toccante, ricorda i tratti più sublimi di Beth Orton e finalmente si è certi che da lei è lecito aspettarsi sempre di più, anche se raramente lo concede. 7.5
Ermal Meta, Amara terra mia = solenne, sontuosa, un'interpretazione avvertita nelle ossa. Il cantautore convince sempre di più per carattere e determinazione. Tanto di cappello. 8
Lodovica Comello, Mille bolle blu = la leggerezza non è l'essere incorporei. Lodovica non sembra aver avvertito la differenza tra i due vocaboli. E sbaglia, miseramente. 4
Al Bano, Pregherò = scolastico, ineccepibile perché a sbagliare non riuscirebbe nemmeno un aspirante cantante di karaoke. Superfluo. 4
Fiorella Mannoia, Sempre e per sempre = un omaggio onesto e sentito, ciò che si richiede a un tributo che è una cover. La rivisitazione è una cifra stilistica dell'anima, soltanto quelle grandi sanno ricordarcelo. 8.5
Crozza = finalmente versa un po' di pepe sulla coda dell'Ariston mostrando la sua straordinaria poliedricità. Il Papa fa sorridere. 6,5
Alessio Bernabei, Un giorno credi = ci prova, vorrebbe riuscirci, ma non ci siamo. Debole la timbrica, demotivata la riuscita, debosciata la cornice dell'esibizione. 4
Paola Turci, Un'emozione da poco = l'arrangiamento potrebbe colpire ulteriormente, si adagia a metà strada. Lei è magicamente presente, ma la Oxa ha tatuato il brano sottopelle e ogni tentativo di comparazione risuona come affronto. Bene ma non benissimo! 6,5
Mika = istrionico, simpatico, bellino, il dialogo con l'orchestra è un'idea sensazione e tenera. La tv che vorremmo vedere come intrattenimento puro. La metafora dell'arcobaleno è fanciullesca, ma genuina. 9
Gigi D'alessio, L'immensità = la versione neomelodica del brano di Don backy mancava all'appello delle tagliole applicate all'udito nel trascorrere della serata. Qualcuno salvi il Festival, si rischia d'affondare. 4
Francesco Gabbani, Susanna = psichedeliche, le sue versioni. È talentuoso, un trascinatore nato, ha della cazzimma dalla sua. Farà strada. 7
Marco Masini, Signor Tenente = ha deciso di stupirci una serata dietro l'altra, e prosegue l'inarrestabile corsa verso l'emozione. Versione sofferta e incallita, come solamente si sarebbe potuto cantarla. Standing ovation. 8.5
Zarillo, Se tu non torni = l'hanno cantata tutti. E meglio. Fine della parabola discendente. 4
Elodie, Quando finisce un amore = da manuale, difficile estorcerle un'emozione che non sia mimica, che non sia romanzata. Il punto della performance è: quando finirà, che forse il prossimo non farà cilecca? 5
Samuel, Ho difeso il mio amore = la sua voce è sempre un incredibile strumento musicale, ed è verità risaputa. La cover aggiunge un mood dark e contemporaneo, la miscela di mistero e sguardo retrò genera una cover finalmente definibile tale. 7.5
Sergio Sylvestre, Vorrei la pelle nera = il palcoscenico è suo, il flow fuoriesce dal dna come sudore e saliva, la grinta (e anche un po' di sana ripicca) deborda con fierezza e originalità. 7.5
Fabrizio Moro, La leva calcistica del '68 = equilibrato, preciso, di buon gusto. Non eccelle ma non sbava. 6
Michele Bravi, La stagione degli amori = si cimenta con un gigante, corre il rischio e fa una versione che non sa né di carne né di pesce. Scorre liscia perché nessuno se ne ricorderà. 5
Trionfa Ermal Meta con "Amara Terra mia" di Modugno. Clementino, Giusy Ferreri, Bianca Atzei e Ron in finale. Fuori le coppie Nesli-Alice Paba e Raige e Giulia Luzi.
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