Recensione: Elisa Rossi – Eco

Elisa Rossi

A tre anni di distanza da “Il dubbio” la terza prova in studio “Eco” (IndieSoundsBetter) rappresenta il ritorno al dream pop di Elisa Rossi, cantautrice riminese che si è affidata alla produzione artistica di Carlo Longo e Carmine Ruffino. E il risultato finale  è un viaggio di sette tracce che partono da episodi autobiografici per farsi intuizioni esemplari dell’anima del mondo. Una Terra squilibrata nella quale “Niente è per sempre”, primo brano a evidenziare le armonie meravigliose del disco che si stringono come fisarmoniche per fare della compressione una conseguente dilatazione di suoni. La voce è presente, felpata e incantevole, personale, nonostante i rimandi ai timbri di Levante, Annalisa Scarrone, Meg, e si aggrappa con passionalità dovunque riesca, duttile e precisa. Come nella poesia “Metallo”, disamina commovente dell’abbandono e della perdita, che insegna al cantautorato giovanile come si dovrebbe procedere per creare un’emozione in studio e liberarla come civetta messaggera. Traccia intensa tra brani eccellenti, l’ambientazione è faraonica in più di una circostanza, come ne “I giganti”, mashup balzano tra i Subsonica di “Microchip emozionale” e l’Antonella Ruggiero di “Attesa”, in cui si concede all’autoanalisi da “Processo a me stessa” per riscoprirsi combattiva e devota. E alla domanda che si pone “Cosa resterà di me?” risponde il verso di “Goccia” “Cambi forma”, manifesto contro ogni tendenza misoneista da classifica che contrassegna il continuo percorso evolutivo dell’artista. Di bellezza in stupore, il disco procede sulla scia del buongusto, con “Inchiostro” e il suo testo pregno di significato (“se le parole rimangono solo spine, il mio talento rimane inchiostro”) che mette – per dirla “all’inglese” – esplosivo nei calzini e la splendida “Eco”, che narra del mito di Ovidio con una delicatezza che non si sentiva dai tempi di “Make me a picture of the sun” di Carlot-ta. Dovunque si volgano i padiglioni auricolari prestati all’ascolto, il disco non demorde, non cala di prodigio, non scema la meraviglia: come un formidabile misirizzi la bellezza dell'album torna sempre in piedi a mostarsi fiera. E di questo la Musica ha bisogno. 

  • 8.5/10
    - 8.5/10
8.5/10

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