E’ uscito il 2 maggio di quest’anno il terzo album, “Sveglio fantasma”, dei Piccoli Animali Senza Espressione, band formata da Edoardo Bacchelli , Andrea Fusario, Filippo Trombi e Annalisa Boccardi.per l’etichetta Surround/Materiali Musicali. Prodotto dall’artista Tenedle, il disco è un lavoro straordinario che porta il marchio dell'essenziale all'animo nato dalle complessità interiori. Con la sua grande partenza che deve a “Teoria delle stringhe”, scarabocchio all'henné con decori intricati e raffinati, fatto di "melodie in trascrivibili”, si capisce subito e senza sforzo che si è di fronte a un’atmosfera compatta di mistero e di infallibile presenza scenica. Viene difficile, con queste premesse, non scomodare paragoni audaci con l’estro di Karlheinz Stockhausen o con i giovani colleghi Full vacuum arkestra. Liasons che si estendono all’elettronica irrequieta della Meg nostrana di “Running fast”, con il brano “La mia parte lagunare”, che evidenzia una proprietà lessicale introvabile nello stivale piena di buon gusto e di ricercatezza. Nella canzone “Come il quadrato”, la band di “This incanto”, si rifa alla geometria per universalizzare malesseri e visioni, trame arruffate di disposizioni sonore meravigliosamente intrugliate. Il disco è innervato di visionarietà: stupisce “Luminoso”, traccia che indaga i meandri di un'elettronica sospesa, non eterea ma surreale, intrigante, inafferrabile. Un sottofondo cupo ma mai inattraversabile, capace di battere il ciglio alla fantasmagorica "San Miguel" degli Afterhours. Ma guai a pensare si tratti di un episodio poco originale! Pur di non correre il rischio di recintare le proprie potenzialità, arrivano altre perle in fila come “In cammino”, con la sua splendida overture alla Organisation, nella quale la ritmica si affronta come il leone di Nemea o “Il punto e la linea”, attimo ''catchy'' veramente indispensabile per riassestare gli equilibri disinibiti, corredato da un finale degno di una grande chiusa da palcoscenico. Si dichiarano “In cammino”, e lo sono, magicamente. Non stupisce che in bilico tra tentazione, desiderio e curiosità ci si scontri anche con brani più ostici quali “Lupa”, con la sua geniale linea bassa di elettronica imbufalita , imbastita come un colpo di scena degno di David Lynch. Ma “Sveglio fantasma” è un album impietoso nell'essere anarchico, dunque genuino, quindi irreplicabile, anche e soprattutto nei difetti. E quando l’ombra di un’eccessiva ricercatezza avanza, ecco arrivare la stupenda “Oltremare”, una ballad morbida che sorvola deciframenti e decrittazioni astrusi per rifarsi a un presente che sgomita per essere raccontato così bene. Il risultato è quindi un gol al novantesimo minuto: un disco che dona all'energia e alla vitalità tutti i capelli, le unghie, il sangue, la saliva, il prepuzio e l'impronta del piede. Affinché non muoia mai il buongusto e la passione di investire la musica di ogni sacralità. La “sonata di archi stonati” è tutta ricoperta di luce astrale. Non v’è dubbio.
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