Recensione: “Ciò che resta” – Leonardo Lamacchia

Sei tracce, due singoli estratti, una partecipazione di spessore a Sanremo 2017. Potrebbe essere questo il sunto più asciutto del percorso di Leonardo Lamacchia, talento ventitreenne alle prese con il suo Ep d’esordio. Un resumé che farebbe torto al traguardo raggiunto, nel frattempo, con l’uscita del disco “Ciò che resta”. Distribuito dal Universal music Italia e targato Otrlive, l’Ep si aggiunge alle piacevoli sorprese del cantautorato giovane non lobotomizzato e regala più di un momento di stupore e ardita bellezza. Fascino che si manifesta immediatamente in “Ciò che resta”, brano nel quale convivono la delicatezza ieratica di Branduardi, il garbo illimitato di Sergio Cammariere e l’appiglio pop che potrebbe incantare gli stadi di Tiziano Ferro. La giovane promessa è un coautore dei testi e delle melodie, meravigliosamente composte da Mauro Lusini e curate da Gianni Pollex e Roberto Procaccini. Colpiscono subito lo stile, la penna pronta a sbaragliare i qualunquismi focalizzandosi sulle debolezze. Le melodie si stiracchiano proprio su testualità salate e incapaci di parzialità, pronte ad affondare i colpi nell’emotività dell’ascoltatore.Gli arrangiamenti sono ben curati, degni di ogni palcoscenico, ma soprattutto meritevoli di quello più importante: quello della credibilità e della trasparenza artistica. E ciò si avverte in “E’ soltanto pioggia”, singolo che farebbe gola a Lorenzo Fragola, così nitido nello spalmare i trambusti emozionali su scenari così grezzi e brutali, in gamba nell'essere ombelicabili a un talento giovane e promettente, che può soltanto migliorare. Il timbro vocale è caldo, intiepidito dalle liriche riuscite.Si gode la spensieratezza della gioventù con un equilibrio invidiabile, e francamente poco giovane (e quindi chapeau!), come in “Le chiavi del mio mondo”, la nuova “Gravita con me” stile Ermal Meta, capace di rievocare anche le inquadrature poetiche di Brunori Sas e le freddure impressionistiche 2.0 di Mannarino.I temi narrano delle traversie umane nel rimario di ogni artista, ma saranno l'età in stridore con l'intensità, la voce che inumidisce le pareti del cuore, la classe con cui la sensualità viene incanalata in eleganza aggraziata a rendere il tutto un po' più speciale. Ed ecco quindi che, una volta terminata “Giulia dorme”, l’ultima traccia del disco che solletica la magia vocale di Damien Jurado, ci si chiede se sia proprio vero che “Ciò che resta” è il prodotto di un lavoro di squadra incentrato sul talento monolitico di uno. La risposta è affermativa, e lascia a Leonardo Lamacchia l’incredibile responsabilità, per il brillante futuro che gli si augura, di poter realizzare altri dischi che siano almeno belli come questo, se non di più! 

 

Tracklist

 

1. Ciò che resta 
2. E´soltanto pioggia 
3. Le Chiavi del mio mondo 
4. Uomo a metà 
5. Un Brutto sogno 
6. Giulia dorme

  • 8.5/10
    - 8.5/10
8.5/10

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