Recensione: “Crazy trip” – Magic Jukebox

New Wave? Punk? Rock’N Roll? Oppure una miscela esplosiva di grande musica?

I Magic Jukebox hanno vita vissuta ed esperienza da vendere. Nati nel 2019 come trio rock and roll, formato da Pietro M Zenetti (chitarra), Miss V (voce), Steve M (basso), dopo una fase rockabilly decidono di cambiare il sound, proponendo un mix di generi diversi, dagli anni ’70 ai ’90, che amano e che hanno vissuto in prima persona. Pietro Zanetti, inoltre, non è nuovo in fatto di avventure musicali: nel ’79 ha suonato con gli Alternative Religion, band il cui nome è spesso circolato tra gli adepti punk dell’epoca e su alcuni testi di controcultura e non.

“Siamo abbastanza grandi per poter fare bene il punk in stile 77, siamo cresciuti con quelle sonorità” hanno dichiarato i nostri, che hanno scelto di chiamare la band con il titolo di un importante album dei GONG, dalle sonorità surreali.

E ora che il primo album, Crazy Trip, è disponibile sulle migliori piattaforme di audio-streaming, possiamo renderci conto che è assolutamente riduttivo limitare la band ad un genere, o ancora di più ad un periodo della storia del rock. Distribuito per Cia-or Records, il disco propone ben 15 tracce, dinamite pura, nelle quali è concentrato tutto il migliore rock sgangherato dai primi anni 70 alla metà degli anni 90.

Subito con il phaser di No mercy, con i suoi accordi lunghi siamo negli anni 70, tra l’hard rock ed il proto-punk ed il pezzo ricorda alcune cose degli Who, ma Electric Storm è un tributo al ‘77 inglese: seppure il pezzo è ben calibrato, l’indole e la vocalità sono senza dubbio punk. Rebel Rock apre le porte degli anni 80. Un synth appena accennato, colori cupi, un misterioso toy piano, rivelano l’altra faccia della band, quella più oscura. Animal Desire, traccia uscita come singolo pochi mesi fa, ha un intro dark e misterioso, c’è il flanger di chitarra, con un leggero uso dell’elettronica e ancora le sonorità punk 77. Sicuramente, ascoltando questo pezzo, in particolar modo la splendida parte strumentale dall’inizio del secondo minuto fino al terzo, risulta chiara l’influenza da parte dei Killing Joke, di Siouxsie and the Banshees, dei The Sister of Mercy. Black Rock’n’Roll è un tentativo ben riuscito di organizzare un concerto punk in un saloon: armonica a bocca e suoni punk, con una batteria sublime. Ghost Rider è tra psichedelica e surf rock e Tainted Love è l’ennesima cover della celebre canzone dei Soft Cell, che ricorda i Siouxsie and the Banshees più ipnotici. La scelta di coverizzare un brano simbolo non è sicuramente casuale, ma manifesta l’intento della band di collocarsi lungo una scia abbastanza precisa. Sin ha elementi quasi NWOBHM, ad esempio il bellissimo riff di chitarra, ma la New Wave torna verso la fine. Haunted House è un pastiche di punk, rock’n’roll e surf, Zombieland è la traccia più lenta, che suona psichedelica e leggermente sinfonica: synth e batteria sostengono gran parte del brano. La psichedelia torna in The Queen ed in Presence, brani dove i synth sono abbastanza dominanti. The Devil è il brano strumentale conclusivo, dissonante e cattivo, tra i Bauhaus ed il punk, con campane cimiteriali, chitarre distorte e tastiere lugubri.

Audaci ed originali, I Magic Jukebox con Crazy Trip riescono pienamente nel tentativo di rinnovare un genere di rock distante dalla sensibilità di molti, in un panorama italiano fatto da sonorità spesso melliflue. Seguiremo con molta attenzione gli sviluppi di questa band, che con questo disco fa centro, sviluppando bellissime idee e forzando i confini di alcuni generi musicali bellissimi.

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