Una nuova creatura si affaccia nella scena musicale alternativa in Sicilia, si tratta dei Dispnea, un trio che ha tiro da vendere e che si propone con un EP di esordio rabbioso e ispirato, in cui l’elettronica si amalgama perfettamente con gli strumenti acustici ed elettrici della sezione ritmica.
Il disco apre con il brano che a nostro parere è in assoluto il più forte, “Arturo”, sia per suoni che per intensità. Suona come una sorta di cavalcata ruvida ed arrabbiatissima, che trasporta l’ascoltatore in una lotta senza esclusione di colpi.
“I can’t breathe”, il cui titolo stesso rimanda al tragico episodio di George Floyd, ucciso dalla polizia durante un fermo, restituisce proprio il senso di straniamento che questa vicenda ha generato nel mondo, ed è l’unico brano in cui anche la batteria si avventura in territori ibridi ed elettronici, mentre la voce sciorina i nomi delle vittime della violenza a sfondo razziale delle forze dell’ordine statunitensi.
Ci si apre al post-rock, invece, con “Little Mind”, un brano morbido ed emozionale, in cui il basso regge tutto il telaio armonico, arpeggiando come in una sorta di ninnananna, prima che l’intero brano si apra in una esplosione finale. Breve ma intenso.
La chiusura è affidata a “Survive”, il brano sicuramente più cupo ed enigmatico dell’intero EP, dove i synth entrano ed escono senza sfrontatezza, mentre il basso, al contrario, conduce la sua linea monolitica in primo piano in entrambe le sezioni del brano.
L’EP di esordio dei Dispnea suggerisce la poliedricità della vena compositiva del trio palermitano, denotando un gusto comune per la musica alternativa di un paio di decenni fa, insieme al minimalismo, che sembra essere una componente fondamentale e parecchio gradita a chi scrive.
Ci auguriamo che le sperimentazioni di questo tipo abbiano sempre linfa, presso i Dispnea e oltre, per rigenerarsi costantemente e regalarci altri ottimi lavori come questo.
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