Cosa può salvare un album rimasterizzato dall’accusa di essere una mera operazione commerciale dai toni nostalgici? Il talento, la magia del rinnovamento e la genuinità sono ottimi ingredienti e Natalie Merchant, dallo scorso 6 novembre, ha saputo dimostrarcelo proponendo una nuova versione del suo capolavoro “Tigerlily”, oramai ventenne, ma ancora fossilizzato nella memoria di ogni amante della musica. Adornato di archi e con ben conservato il potere della chitarra elettrica, il disco serba la forza del lavoro originario sublimandola con nuova luce, in cui la morte che riecheggia nei testi è ora svestita di quella rabbia ferina perché ricoperta di risonanze spirituali che commuovono. L’intervento delicato sui suoni, diluiti e irreprensibili nella loro dolcezza, ne fa un disco tutt’oggi foriero di emozioni sottopelle, che porta avanti con fierezza la tradizione del canto come attività angelica che interpreti come Joni Mitchell, Marianne Faithfull e di recente Laura Veirs hanno onorato con le loro carriere brillanti. Ne è un esempio il singolo scelto, “Carnival”, che emana calore e si trasporta lontano, tanto da essere stato scelto dall’assassina seriale Aileen Wuornos per il suo funerale.
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