A solo un anno di distanza dal morbido album in studio “L’impossibile è certo”, pop avveniristico di qualità con testi di Erri de Luca, Michela Murgia e Marco Travaglio, Antonella Ruggiero non ha concesso spazio all’attesa e lo scorso 13 novembre è tornata con "Cattedrali", un album che per l’ennesima volta non segue alcuna scia discografica ma riprende con vigore il tragitto intimo della cantante, iniziato già nel 2001 con “Luna crescente” (Sacramonia). L’ultima fatica dell’ex leonessa dei Matia Bazar è un omaggio personale alla musica sacra in cui la voce si fonde all’organo per volontà e visione della stessa cantante e, insieme, edificano un viaggio incomprensibile se non nella sua interezza. Ciò che nelle corde vocali di altri risuonerebbe annoso è qui rinfrescato, cristallizzato da una precisione classica e minuziosamente curato. Nato in seguito al restauro dell’organo Mascioni della Cattedrale di Cremona, per l’etichetta Sony Classical, l’album ci consegna un’Antonella Ruggiero sempre più Fidia, scultrice instancabile e dalla cifra sempre più incommensurabile che per divertimento canta l’“Ave Maria” di Franz Biebl e l’“Ave Maris Stella” di Mark Thomas.
Un regalo per l’anima.
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