Riccardo Inge ha da poco esordito con il singolo Cosa resterà di noi che vede la partecipazione di Vittorio Bos Andrei, in arte Cranio Randagio. Per il rapper recentemente scomparso, che appare anche nel videoclip del brano, si tratta dell'ultima registrazione. Il singolo è parte dell’EP Giorno di Festa, in vendita dal 10 gennaio in tutti i digital store.
Abbiamo voluto fare quattro chiacchiere con Riccardo.
Ciao Riccardo, quando ti sei avvicinato alla musica?
Ho sempre cantato fin da piccolo, ma ho iniziato a suonare la chitarra solo durante la scuola media. Volevo imitare mio papà che da giovane aveva una band. Completamente autodidatta, usavo i suoi vecchi spartiti ingialliti per imparare gli accordi base attraverso canzoni che andavano da I Camaleonti passando per Battisti e Celentano.
Ci racconti qualcosa di più su questo progetto Giorno di Festa?
Nasce dalla voglia di presentarsi alla gente. Nonostante le numerose date live con la band con cui ho suonato in precedenza, non ero mai riuscito a registrare come volevo le canzoni che avevo scritto. Io lo chiamo il mio “biglietto da visita”, di 5 canzoni che rappresentano il mio mondo musicale.
Qual è il tuo Giorno di Festa?
Partiamo dal presupposto che io stesso mi chiamo “Giorno di Festa”. Infatti il titolo deriva dal mio vero cognome Diaferia. Mi piaceva l'idea di poter associare il titolo dell'EP con qualcosa di fortemente autobiografico e positivo. In generale tutti i giorni in cui posso fare musica sono per me come un giorno di festa.
L’amicizia e l’aver lavorato con Cranio Randagio quanto sono stati importanti?
Ho ammirato la sua crescita artistica nel corso degli anni e sono sincero nel dire che è stata d'ispirazione. Vittorio ragionava come artista a 360°, pensando non solo alle canzoni, ma anche alla parte social e d’immagine. La comunicazione efficace è diventata ormai un elemento essenziale per distinguersi ed essere riconoscibili non solo attraverso le canzoni. Durante le riprese del video della canzone a cui ha collaborato, ricordo con piacere i suoi consigli soprattutto sul tema del look che lui aveva ricercato molto negli anni. Senza creare un personaggio ma mostrandosi effettivamente per come era. Un po' come sto provando a fare io.
Hai partecipato a Rockin'1000. Che esperienza è stata?
Un'esperienza unica. Ho scommesso su di loro nel 2015, quando fecero il primo tentativo di suonare in 1000 una canzone dei Foo Fighters per portarli a Cesena. Ma devo ammettere che l'anno scorso suonare in 1000 in uno stadio pieno per un intero concerto è stata un'emozione che ricorderò a lungo.
Ultimamente c’è la tendenza a essere apertamente pop, ad abbracciare le melodie senza vergogna. Tu cosa ne pensi?
Io credo che la melodia sia l'elemento più importante. L’ho sempre amata a prescindere dal genere: in passato facevo heavy/power metal e tante canzoni (anche quelle più tirate) avevano la caratteristica di avere una forte melodia.
Meglio le major o le etichette indipendenti?
Bella domanda. Penso che dipenda molto dal progetto che viene proposto. Al momento non ho nessuna etichetta ma se arrivasse vorrei condividere insieme come strutturare il progetto, con obiettivi definiti e chiari. Poi in base ai risultati ottenuti o meno ci si riaggiorna periodicamente. Nel mio caso, forse, un'etichetta indipendente potrebbe essere più indicata perché per un emergente ha una struttura un po' più snella rispetto a una major.
C’è qualche musicista o band italiana che ami particolarmente?
I primi Negramaro, insieme a Jovanotti e a Cremonini. Mi piace molto la dimensione artistica dei cantautori pop liberi dagli schemi. Mi piace come comunicano la loro voglia di musica.
Qual è il tuo rapporto con i social network e con il tuo pubblico che li utilizza?
Non sono molto social ma per forza di cose lo devo essere. Mi piacciono alcune parti, come il comunicare certe informazioni o condividere i vari video ma non amo dipenderne. E invece mi rendo conto che molto spesso tutta la mia attività di promozione dipende soprattutto dai social.
Si è appena concluso il Festival di Sanremo. Ti piacerebbe partecipare?
Assolutamente sì. Fa parte della storia della musica. Per anni l'ho considerato vecchio e inutile, ma forse ero solo invidioso di vedere quel palco solo con il binocolo (o per meglio dire in tv). Si tratta inoltre di un grande ingranaggio che permette di avere una grande esposizione mediatica. Sarebbe un'occasione unica poter proporre i miei brani.
Con quale artista sogni di collaborare?
Potrei fare la lista ma al momento ti faccio il nome di Francesco Gabbani, fresco vincitore di Sanremo. Detto ora sembra quasi scontato ma in realtà lo seguo già da un po' (l'anno scorso l'ho visto live a Milano) ed è un bel modello da seguire per chi, con il sudore, l'impegno e senza passare da un talent, riesce ad arrivare al grande pubblico con successo. Scrive bene, canta e balla. È da prendere come ispirazione.
Pronto per i live dopo l’uscita di questo tuo lavoro?
Sì prontissimo! Per ora in versione acustica ma sto preparando la scaletta con la band per il periodo estivo.
Altri progetti futuri?
L'obiettivo è far crescere il progetto, promuovere il più possibile questo ep durante l'anno per poi ritrovarsi il prossimo autunno a ragionare sul disco (incrociamo le dita).
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