“Fiori Recisi” è il terzo lavoro in studio de Il Silenzio Delle Vergini, in uscita in coproduzione tra I Dischi Del Minollo e (R)esisto (Audioglobe distribuzione), dopo “Colonne sonore per cyborg senza voce” (2017) e “Su rami di diamante” (2018).
In questo album Il Silenzio Delle Vergini utilizza un sound psichedelico con un groove molto potente: le nove canzoni che lo compongono sono intense e musicalmente raffinate e gli inserti vocali utilizzati, insieme alla voce di Cristina Tirella, danno un’atmosfera molto intima.
Abbiamo intervistato la band…
Ciao ragazzi. Innanzitutto complimenti per il disco. Il 2020 sembrava un anno poco adatto alle nuove uscite, ma le ispirazioni autentiche resistono a tutto. A proposito di questo, cosa vuol dire scegliere di pubblicare un album in questo momento storico/musicale?
Fiori recisi e’ un disco molto particolare, quasi un anti disco. Se consideriamo la musica come un ensemble di generi, o semplicemente musica, si può dire che l’album sia un art rock di vario stile. Il disco nasce con la possibilità di dare anima e corpo a tutte le nostre passioni. Cinema, arte e musica ovviamente.
L’incertezza legata alla pandemia é stata per voi motivo di riflessione? L’avete riversata sulle vostra composizioni?
Abbiamo fatto il disco prima di tutta questa situazione e poi ci siamo ritrovati con l’uscita già effettuata del singolo( Il treno dei desideri e’ uscito il 31 gennaio.) E quindi ci siamo dovuti adattare. Quindi direi che i brani sono nati indipendentemente da tutto.
Quando ci si stacca dalla “forma canzone”, in favore di componimenti essenzialmente strumentali, in un Paese in cui la più grande tradizione musicale popolare è Sanremo, come cambia la fruizione del pubblico? E come gestite questa vostra identità a riguardo?
Siamo arrivato in finale al Sanremo Rock. Molto diverso dall’originale, ovviamente.
Quindi Sanremo e’ un contesto molto particolare. E’ una gara canora, ma anche di musica e spettacolo. Sperimentare fa parte di Il silenzio delle vergini, non ci sono limiti a quello che un musicista può fare; come direbbe Kirk, una persona deve esplorare mondi sconosciuti.
Provenite dalla zona di Italia più colpita dalla pandemia, e questo, di certo, ha effetti sulla vita di tutti i giorni. Come si sente un musicista, un artista, un creativo, quando si trova davanti a situazioni devastanti come questa? Si canalizza il dolore o “si appendono le cetre alle fronde dei salici”?
E’ molto personale la reazione direi difficile da intuire. Io ho reagito a volte scrivendo, leggendo.. Ma non è oggettivo il discorso. In altre occasioni, abbiamo lasciato correre. Il Covid e’ una piaga dura da sopportare.
Una ultima domanda, un po’ più goliardica… “Il treno dei desideri” (brano stupendo!), perché ha proprio questo titolo? Ha qualche riferimento ad un certo treno che faceva andare i pensieri all’incontrario…?
Per chi ama i manga sarà subito chiaro. Noi adoriamo i manga tutto il progetto Il silenzio delle vergini si permea su questo. Il treno dei desideri, inteso come lo scorrere del tempo, oppure come il desiderio di salire il più in alto possibile.
Vi faccio un grande in bocca al lupo, e rinnovo i miei complimenti per la grande qualità della composizione. A presto!
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