La storica band fiorentina Anhima è giunta al suo quarto album attraverso vari passaggi: dal Grunge degli anni '90 (con le produzioni di Francesco Magnelli e Gianni Maroccolo), fino all'elettronica in perfetto stile Prodigy (con la produzione di Sergio Taglioni). "La cruna dell’ago",prodotto da Fabrizio Simoncioni e Fabrizio Vanni, è il quarto capitolo che va a riscoprire le vere passioni delle origini che hanno coinvolto generazioni intere di musicisti rock.
Come sono nati gli Anhima?
Gli Anhima arrivano dagli anni ’90, inizialmente ci chiamavamo Dharma e con un provino su cassetta di soli 4 pezzi riuscimmo ad ottenere un contratto di tre anni con la BMG Ariola, l'ex RCA. Registrammo una compilation, “Nota Bene”, e in seguito un album che prese il titolo dalla band, “Dharma”, e che andò piuttosto bene. Poi di spontanea volontà sciogliemmo il contratto ritenendo l'etichetta poco adatta alla gestione di un gruppo rock. Cominciammo a collaborare con Gianni Maroccolo e incidemmo il disco “Toccato Dal fuoco”, stipulando un grosso contratto con la Flying Records per tre dischi in 5 anni. In quel periodo uscirono i Karma, l'assonanza Karma-Dharma ci portò a cambiare nome in ANHIMA portandoci dietro quell'h per ricordo.
Siete sulla scena musicale ormai da parecchio tempo, come pensate sia cambiato il vostro percorso artistico fino ad oggi?
Dopo l’uscita di “Toccato Dal Fuoco” siamo sempre stati etichettati come i Pearl Jam italiani. Con “Impossibile mutazione”, prodotto da Sergio Taglioni (Paolo Benvegnù, Petra Magoni, Alex Tavolazzi, etc.) strepitoso pianista, direttore d'orchestra e indomito rockettaro, abbiamo unito il rock a una forte influenza elettronica derivata da ascolti tipo Prodigy o Chemical Brothers. Dopo uno stop di diversi anni abbiamo deciso di pubblicare il best of “18 Anhima” con 5 inediti. La cosa bella è che Virgin Radio, di propria iniziativa, ha scelto il brano “Impossibile Mutazione” di molti anni prima e lo ha passato per sei mesi facendolo entrare in classifica…magia rock!
Il vostro disco è prodotto da Fabrizio Simoncioni, sound engineer di fama internazionale, pluri-nominato ai Grammy Awards. Com’è cominciata questa collaborazione?
Proprio Virgin Radio passando “Impossibile Mutazione” ci ha fruttato la collaborazione con il pluri-nominato ai Grammy Awards Fabrizio Simoncioni (57 dischi di platino). Ci ha sentiti per radio e subito contattati per portarci alla Garage Studio, l'etichetta e meraviglioso studio di registrazione del quale è socio con quello che è diventato l'altro nostro produttore Fabrizio Vanni.
“Tutto il mondo è paese” è il primo singolo estratto dal vostro nuovo album “La cruna dell’ago”. Sotto quali spinte è nato?
"Tutto il mondo è paese" ha un testo che è un peccato spiegare perché è fatto di visioni, di ricordi, quasi dei sogni flash, sensazioni, odori, immagini che rappresentano la fortuna di aver girato il mondo, soprattutto l'oriente. Una chiave di lettura la possiamo trovare nell’ultima parte del testo dove parliamo "della mia fulgida Babele chiamata Firenze" che, da salottino rinascimentale radical chic alla continua ricerca di un turismo di alto livello, ha passato la gestione della città da sempre ai nobili bottegai fiorentini più che alla politica comunale. Adesso Firenze è diventata in pochi anni una town internazionale cosmopolita dove le facce di tutte le razze si fondono, dove sta cominciando a essere difficile incontrare un fiorentino, come a Parigi un parigino e a Londra un londinese. Probabilmente, ed è una accezione di speranza, questo è il futuro della nostra civiltà che conserva però le proprie tradizioni. In questo senso “tutto il mondo è paese”.
Brani come “Accogli il dolore” ed “Eutanasia di un amore” hanno una vena malinconica ma sono anche un grido di rabbia. Hanno una vena autobiografica?
Gran parte dell'album ha una vena autobiografica e quasi concept. La frase “Accogli il dolore” inizialmente ci ha fatto paura e ci è voluta una certa quantità di coraggio. Parla di ciò che può essere la metabolizzazione di un dolore, un lutto, un abbandono perché anche un abbandono è un lutto e, siccome tutto l’album parla della trasmissione dell’amore, in “Accogli il dolore” definiamo la nostra presenza su questa terra come "cellule consegnate all’amore". Invece “Eutanasia di un amore” è una citazione di uno storico cult movie di Ferreri degli anni ‘70 e parla dell’autodistruzione di un grande amore in maniera dannatamente consapevole
Siete sempre fedeli al “grunge” o vi piace sperimentare altre sonorità?
Non rinnegherò (Daniele) mai il Grunge, tuttora ascolto ciò che è stata forse l’ultima corrente giovanile dopo gli anni ’70. Quando scrissero “Daniele Tarchiani, l'Eddie Vedder nato sulle rive dell’Arno” ho camminato a mezzo metro di altezza per giorni. Trovo che Vedder sia uno dei più grandi artisti del mondo, il paragone ovviamente non ha senso. Foo Fighters, Chris Cornell, Stone Temple Pilots, The Queen of Stone Age, mi rimarranno sempre nel cuore. Ma anche i Coldplay mi inondano d’amore, non ci posso fare niente. Ultimamente siamo andati a riscoprire le sonorità e l'atteggiamento di quello che è stato, a mio giudizio, il periodo in cui il rock internazionale ha più influenzato quello che poi è stato chiamato il rock italiano. Gli anni ’80, il post punk, la wave e un certo tipo di sound che abbiamo cercato in sala prove per un anno ci hanno portati a lasciare quella vecchia connotazione grunge. Simoncioni ha fatto assolutamente del suo in questo anche perché è decisamente la sua epoca. Non c'è stato bisogno di spiegare niente, l'album è venuto fuori come una creazione magica e Fabrizio con le sue capacità ingegneristiche ha tirato fuori qualcosa che almeno per me non è un rock che si sente in giro.
Sappiamo che il tour sta per partire, dove possiamo venire a vedervi suonare nei prossimi mesi?
La produzione ha scelto per adesso di far lavorare il disco a livello di radio, stampa e web. Partiremo da agosto con diversi festival. Certo, non faremo 140 date l’anno come un tempo quando giravamo anche l'Europa o il Canada ma considerando che facciamo interviste radio da Palermo a Cortina, speriamo in un gran bel lavoro.
Grazie mille per questa intervista e…W il rock vero!
Grazie e viva il rock ‘n’ roll sempre……
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