Intervista a Celia: la ricerca di appartenenza in ‘Chissà se ci sarai’

Celia

Celia, promettente cantautrice, si sta rapidamente affermando nel panorama musicale italiano con il suo stile unico e profondo. Con il suo secondo singolo “Chissà se ci sarai”, Celia esplora temi di appartenenza e introspezione, portando il pubblico in un viaggio emotivo alla ricerca del sentirsi “a casa”. La sua formazione psicologica e la passione per la meditazione arricchiscono il suo approccio artistico, rendendo le sue canzoni autentiche e riflessive. Ecco cosa ci ha raccontato in questa intervista.

 

In “Chissa se ci sarai” affronti il desiderio di sentirsi “a casa” sia dentro di sé che nel mondo. Quali sono i luoghi o momenti in cui hai trovato questa sensazione di casa?
La sensazione di casa la trovo con le persone e i luoghi dove posso avere conversazioni profonde, dove c’è rispetto per le emozioni delicate di ognuno, dove la natura viene sentita in tutta la sua bellezza e sacralità. Negli ultimi anni mi sono avvicinata alla meditazione e ho trovato 2 luoghi del cuore, dove so di poter incontrare questa sensibilità e quindi stare bene. Uno è in Toscana, l’altro in Grecia. L’approccio di meditazione che uso io poi, ti porta proprio a sentirti nel corpo e nell’essenza delle tue qualità, cosi ti ritrovi. E ti senti a casa.

La maternità e la carriera sono temi complessi per molte donne. Hai dei consigli per le donne che cercano di bilanciare questi aspetti della loro vita?
Consigli veri e propri non mi sento di darne. Da donna che ha dato la precedenza alla realizzazione personale, dando poca priorità a obiettivi familiari mi verrebbe da dire a chi ha questa stessa tendenza, di ascoltarsi profondamente. Si finisce nel turbine del mondo, nella ricerca di nuove ambizioni, nuovi obiettivi e non si ascolta la voce del cuore, che invece magari ci porterebbe verso scelte più semplici ma magari più nutrienti. Quindi direi: “se volete un figlio, non vergognatevene, e date la giusta importanza anche a questo sogno”. Da sognare con chi possa accompagnarvi veramente.

Hai dichiarato che la psicologia dà forma costante al tuo sguardo sul mondo. Come riesci a bilanciare la tua carriera musicale con la tua attività di psicologa?
Difficile, il tempo non basta mai. Mi sembra sempre di inseguire qualche cosa. E così ho deciso di accettare i miei limiti. Faccio quello che posso con tutta me stessa ma non voglio che diventi una gara e una fonte di frustrazione.

 

 

Come ti senti quando canti le tue canzoni dal vivo? C’è un particolare feedback del pubblico che ti ha colpito o emozionato di più?
Sono una persona molto mentale ma sul palco testa e cuore si incontrano e posso finalmente comunicare con pienezza. Creo sempre un bellissimo incontro con le persone, lo dico perché lo sento e lo vedo, negli occhi del pubblico. Durante i concerti condivido anche i concetti psicologici che ci sono dietro le canzoni, in un linguaggio semplice e le persone si riconoscono. Vengono pensando di sentire il concerto dell’ennesimo cantautore emergente e si trovano a riflettere. Escono con in testa domande e qualche consapevolezza in più.

Nel panorama musicale attuale, quali sono le sfide principali che incontri come cantautrice emergente?
Forse…l’età? È inutile dire che in questa cultura “giovanilista” affacciarsi sulla scena cantautoriale già adulti può essere uno svantaggio. Ho la sensazione che sia un parametro penalizzante in alcuni festival. È una visione miope, in un paese che invecchia, in cui i giovani saranno sempre meno, è importante costruire una nicchia di musica per adulti, con contenuti che risuonino con persone over 30.

In “Irreperibile”, il tuo precedente singolo, esplori temi di caos mentale e ironia. Come descriveresti il processo creativo dietro questo brano rispetto a “Chissà se ci sarai”?
“Irreperibile” riporta il senso di caos mentale, le parole che si intrecciano perché c’è qualcosa che ti fa scoppiare la testa dalla rabbia, ma con ironia, senza prendersi sul serio. “Irreperibile” nasce dalla rabbia, mentre “Chissà se ci sarai” nasce dalla malinconia. Sono 2 emozioni molto diverse. La rabbia porta energia, caos voglia di agire. Nella malinconia invece si indugia, c’è lentezza, riflessione. Così “Chissà se ci sarai” racconta la mia parte più morbida, dolce e vulnerabile, non sempre visibile. È un’immersione nel sogno, nella riflessione, è un rientrare in contatto con la propria bambina interiore. Ora che è uscita la adoro davvero. Le prossime canzoni saranno altri viaggi ancora, altri mondi.

Infine, quali sono le tue speranze per il futuro, sia come artista che come persona?
Incontrare tanto pubblico! Fare tanti live per me è davvero un momento di incontro più che di esibizione. Un’occasione per emozionarci, cosa che ormai ci permettiamo poco, ma anche per riflettere e magari sviluppare un po’ di consapevolezza in più.

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