Demiurgo annuncia la pubblicazione del nuovo album “Holographic Ghost Stories”, disponibile su tutti i servizi musicali e le piattaforme di streaming dall’11 Giugno 2021 per fornire una nuova esperienza di ascolto in musica elettronica. Noi l’abbiamo intervistato e sul nostro sito trovate pure la recensione al suo album…
Chi sei? Da quanto tempo suoni? Perché hai scelto l’elettronica?
Il mio primo sintetizzatore posso dire che è stato il mio Commodore 64, parliamo di fine anni 80… Prendevo gli spartiti e “ricopiavo” le note in formato numerico nei listati basic per farli suonare al computer. Venivano righe e righe del genere:
220 DATA 21,31,150,18,209,150,21,31,450,18,209,75,21,31,75,23,181,150
230 DATA 28,49,150,28,49,225,31.165,75,28,49.150,23,181,150,18,209,225
A quei tempi non sapevo neanche esistesse la parola “sintetizzatore”, stavo solo esplorando il manuale del computer! Con questi presupposti la musica elettronica tra sequencer e synth è stata una naturale evoluzione, anche se in passato ho suonato anche in alcune rock e metal band locali.
Qualche aneddoto, episodio particolare che vorresti raccontarci?
Ho diversi aneddoti legati alla realizzazione di “Holographic Ghost Stories”, ma quello che mi sta più a cuore raccontare è relativo al brano “Epiphany” scritto con Frankie&RikiAbi, che è il simbolo una vera e propria re-union “a distanza”. Conosco Frankie e RikiAbi fin da piccoli, e con loro formammo un gruppo “Eknathon” per una intera stagione di concerti live. Era il 1993 e avevo 16 anni. Durante il lockdown 2020, ben 27 anni dopo ci siamo ritrovati a collaborare di nuovo, stessa formazione, seppur a distanza per il lockdown (Teramo-Roma-Istanbul) realizzando alcuni brani, tra cui “Epiphany” è forse quello che più ci rappresenta. La ritmica e il basso impazzito di RikiAbi e i temi atmosferici di Frankie sono delle perle preziosissime per l’album, e per me hanno un valore inestimabile in quanto sono il frutto di una lunghissima amicizia e sintonia artistica.
Quale è il tratto essenziale della tua musica?
L’idea è quella di un approccio “narrativo” alla musica. Raccontare in forma di musica elettronica atmosfere e storie del genere fantastico – cyberpunk e horror in questo caso. Per farlo ho un approccio alla composizione “progressive”, quindi sempre a caccia di soluzioni originali ma senza sfociare nello sperimentale.
Perché il nome Demiurgo?
Mi piace il concetto di Demiurgo come artefice di mondi, ma non come un dio infallibile, più come un artigiano libero da ogni forma di costrizione e limite. Musicalmente, l’intento è proprio quello di creare una dimensione fantastica in cui immergersi nell’ascolto, come un viaggio in un mondo in eterna trasformazione.
Puoi presentare ai nostri lettori il tuo album “Holographic Ghost Stories”?
L’album nasce dall’unione di suggestioni gotiche e cyberpunk. Sono 12 brani strumentali che permettono di esplorare le contrapposizioni tra umano e artificiale, memoria e immaginazione, vita e morte, tecnologia e fede. Non seguo i canoni di un genere specifico, ma fondo molto di stili diversi per cui nelle varie tracce troviamo un po’ di IDM/Glitch, dubstep, industrial, new age, synthwave, colonne sonore e rock progressive.
Se la tua musica fosse una città, un libro, un quadro o un film?
Come città direi la Tokyo futuristica degli scenari cyberpunk, come libro “Folli” di Pat Cadigan (a cui una traccia “Overwritten Identites” è direttamente ispirata, qui il video: https://youtu.be/iAdQev6u0jo), come opera figurativa “Il sonno della ragione genera mostri” di Goya per rappresentare la componente onirica e gotica. Infine come film, nonché manga, scelgo “Alita: Angelo della Battaglia” per l’azione e l’energia.
Qual è il tuo mito musicale?
Ne ho diversi, ma vorrei nominare Thom Brennan, musicista ambient attivo fin dagli anni 80 che ha fatto e sta ancora facendo la storia del genere, con opere dalla forza espressiva pazzesca come “Mountains” o “Silver”. Thom Brennan inoltre è un pioniere anche in quanto incarnazione del musicista totalmente indipendente: nell’epoca delle major e delle label lui ha sempre lavorato in assoluta autonomia e costituisce quindi per me un grande esempio.
Quanto ti ha danneggiato l’emergenza sanitaria?
Il lockdown e l’isolamento che ne deriva non sono belli per nessuno, ma nel mio caso non posso lamentarmi e mi ritengo anzi molto fortunato in quanto sia a livello di salute, per me e i miei cari, che a livello lavorativo – potendo lavorare al 100% da casa – non ho avuto problemi.
Quali arti preferisci oltre la musica?
Mi piace scrivere (e soprattutto leggere), narrativa di genere, qualche anno fa ho pubblicato alcuni racconti horror e di fantascienza e vinto qualche premio di siti e case editrici indipendenti, anche se adesso mi sto dedicando solo alla musica.
Cosa bolle in pentola per Demiurgo?
Ho molte idee ancora da realizzare, temi già composti da arrangiare, e mi piacerebbe esplorare ancora in modo originale le sonorità retrowave e synthwave, magari in un prossimo EP. Mi piacerebbe anche far partire nuove collaborazioni dato che lo scenario elettronico indipendente è pieno di grandi artisti e un continuo fermento di idee. Nell’immediato futuro vedranno la luce alcuni remix dei brani dell’album. Il primo: “Overremixed Identities”, ad opera di Frankie&RikiAbi, è qualcosa di mai sentito prima, che unisce oriente e occidente, passato e futuro, un sound fuori dal tempo e dallo spazio assolutamente da non perdere, che annunceremo presto sui nostri canali social.
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