Abbiamo incontrato la cantautrice Helen Aria che ha da poco pubblicato “Proxima Cantauri”, un album che tutta la redazione di StandOut ha gradito tantissimo. Un disco intenso che riesce a catalizzare l’attenzione dell’ascoltatore senza cedimenti, un talento che ha tutte le carte in regola. Ecco cosa ci ha raccontato.
“Proxima Centauri” è un disco veramente ben confezionato. Qual è l’esigenza che ha mosso la scrittura di questo album?
Per questo album ho sentito per la prima volta la necessità di scrivere i testi interamente in italiano, fatta eccezione per l’inserimento di qualche slogan in lingua francese. Questo lavoro ha unito la mia voglia di sperimentare con suoni elettronici ispirati agli anni ’80 e il mio amore per tutte le forme d’arte. Il disco, infatti, presenta numerosi riferimenti alla mitologia (Calliope, Cupido, Osiride), al cinema (Marilyn Monroe), alle arti visive (Frida Kahlo, René Magritte) e alla letteratura (Dante Alighieri). Penso possa essere un inno alla libertà di espressione in cui le tematiche principali sono la ricerca di se stessi, la tolleranza e l’uguaglianza.
C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il senso dell’intero disco?
“E quindi uscimmo a riveder le stelle”. È l’ultimo verso dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri. Penso che questa citazione riesca a rappresentare l’interno lavoro, pubblicato in un periodo post-pandemico dove ho immaginato l’intera umanità, in tutta la sua diversità biologica e culturale, ritrovarsi per poter, finalmente, danzare sotto il cielo stellato. Il sound del disco è, infatti, ispirato all’universo e alle stelle, mentre nei testi sono contenuti messaggi di pace e di speranza.
Quali sono i tuoi ascolti più importanti per la produzione musicale?
Gli artisti che mi hanno maggiormente ispirata nel corso del mio percorso musicale sono Prince, Beck, Björk e Joni Mitchell. Inoltre, abitando in Valle d’Aosta ho avuto modo di conoscere e apprezzare in maniera ravvicinata la musica d’oltralpe: artisti come Charles Trenet, Georges Brassens, Serge Gainsbourg e, in una realtà più contemporanea, Camille e Christine and the Queens sono per me fonti di ispirazione. Durante il mio percorso di studi ho anche avuto modo di avvicinarmi all’opera italiana che ha contribuito a definire il mio stile musicale.
Nel tuo percorso artistico, hai incontrato delle persone che hanno rappresentato un ostacolo per te?
Nessuna persona in particolare. L’ostacolo più grande penso sia dettato dal sentire comune imposto dalla società (per cui la musica e l’arte non sono considerate un lavoro) e dagli standard del mercato musicale a cui penso di non appartenere. Non mi sono mai riconosciuta nei canoni di nessun tipo e, per questo motivo, mi sono sempre sentita sbagliata. Tuttavia, con il tempo ho capito che, riprendendo la citazione di Gustave Flaubert: “Il successo è una conseguenza, non un obiettivo.”. Non bisogna mai scendere a compromessi per potersi affermare in tutta la propria unicità. La musica e l’arte mi hanno permesso di costruire una dimensione in cui poter essere liberamente me stessa, insegnandomi che i nostri difetti sono in realtà i nostri punti di forza.
Sei reduce da un 2022 pieno di soddisfazioni, quali sono i tuoi obiettivi per il 2023?
Proseguirà la mia ricerca artistica. Continuerò a leggere libri, a sperimentare nuovi suoni musicali e a comporre. Ho già qualche nuova idea per il mio prossimo album e spero di potervene parlare presto a lavoro ultimato!
Per concludere stai pensando a un tour?
Suonare live è una delle cose che mi rende più felice. La musica e, in generale, l’arte possiedono una forza comunicativa immensa. Per il momento, però, le prossime date live sono ancora in fase di definizione.
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