E’ disponibile dal 20 Maggio 2024 su tutti i digital stores “Cose da fare“, il primo album in studio del cantautore Paolo Ronchetti, in uscita per DELTA Records & Promotion.
Anticipato dai due singoli “(Cosa devo fare) Quando piove forte” e “Cose da fare“, l’album lo potete trovare sia in formato fisico con il CD, oppure in vinile numerato.
Link Spotify:https://open.spotify.com/intl-it/album/2T2CJClJvP84qZ41qz2Lxf
Segue un’intervista all’artista…
Cosa hai cercato di trasmettere con le canzoni di “Cose da fare”? Quanto tempo ha richiesto la creazione dell’album?
Il filo rosso che unisce le canzoni è una investigazione sul tempo della vita utilizzando atti, passioni e avvenimenti; e poi gli incontri e le perdite. Il disco ha dovuto lottare molto per riuscire ad essere fatto. Diciamo che il Covid-19 e una mia malattia importante hanno poi peggiorato le cose. Ma da quando si è ripartiti direi tre anni.
In che misura la psichedelia americana anni 60 ha influenzato l’album?
Purtroppo poco (anche se il sapore power pop di QUANDO PIOVE FORTE in versione live ha qualcosa di quella grezza intensità). Ma se per “psichedelia americana anni 60” intendiamo tutto ciò che sta vicino ad un caposaldo come la raccolta di Lenny Kaiye “Nuggets” direi che non solo la mia musica ma tutta la mia vita deve molto a quel modo di intendere la musica. Soprattutto dal vivo.
Il video di (Cosa devo fare) Quando Piove forte. Ci puoi svelare qualche retroscena dietro questo video?
Beh, con il regista Francesco Zucchetti e la piccola troupe abbiamo fatto tutto in dodici ore. La mattina le parti all’aperto con una temperatura di meno due gradi e il pomeriggio in un piccolo studio caldissimo. Le persone che compaiono sono al 80×100 musicisti che hanno suonato nell’album e tutti i trentenni che vedete oltre che musicisti sono anche miei nipoti con cui suono da quando avevano 15 anni circa. C’è un legame unico con loro!
Quali sono le cose che scatenano la tua creatività?
L’essere nel dilemma. Non c’è come la crisi, il non poter/voler svelare, il cercare vie non dirette per dire le cose che mi apre alla ricerca e alla possibilità della parola. Per la musica invece spesso sono idee che vengono in testa e che registro col cellulare canticchiando o, se ho tempo e disponibilità, con una chitarra. Ma poi il mettere tutto assieme è lavoro certosino da artigiano.
Cosa significa essere un cantautore nel mondo odierno?
La figura del Cantautore o in generale di chi suona e canta esclusivamente il proprio repertorio è iper valutata almeno quanto l’idea della cover band che assomiglia in tutto e per tutto all’originale! Un cantautore, per come la vedo io, deve essere capace di far risaltare la parola cantata come se dovesse parlare all’ascoltatore: come per potergli dire intimamente una cosa importante. E deve farlo usando la musica adatta. Ho brani molto più complessi o più duri o anche ancora più basici tra i miei appunti ma se voglio dire delle cose mie agli altri la forma di queste dieci canzoni che sono in COSE DA FARE è perfetta. Ma non è detto che un prossimo lavoro debba essere per forza da “cantautore”. Potrebbe essere qualcosa di profondamente diverso.
La più bella esperienza legata al tuo mondo musicale…un ricordo incancellabile….
Suono da troppo tempo. Veramente troppi momenti. Direi che un momento potente è stato sicuramente quando ho fatto sentire i miei brani per la prima volta a Michele Anelli per chiedergli di essere il mio produttore. La luce nei suoi occhi ascoltando i brani mi emozionò e caricò molto.
Talento, tecnica e studio. Come si devono intrecciare in un artista?
Nessuna di queste tre qualità sopravvive e basta da sola. Senza queste tre cose ci si diverte e si fanno cose belle o bellissime ma per poco tempo. Tornando alla psichedelia, quei brani straordinari e quelle band pazzesche sono esistite spesso solo per un paio di singoli. Costruire tutta una carriera artistica è altra cosa. Molto più impegnativa. Fatta di lavoro quotidiano, studio su una tecnica personale con il talento a sorreggere tutto
Improvvisazione, composizione e songwriting. Che importanza riveste ognuna di loro per te?
Mi manca molto il non aver studiato ma ho ascoltato e suonato di tutto nella vita. Dal liscio al punk al free, soul, rnr, cantautori italiani e stranieri, jazz, improvvisazione radicale e molto altro… ho dovuto studiare ma soprattutto studiare come tutte queste musiche non avessero nulla di finto o posticcio mentre le eseguivo. Ogni musica ha un linguaggio che va studiato: nel suonare, nel cantare, nel muoversi sul palco senza sembrare una imitazione o un falso. E poi comunque a me le regole servono per essere in qualche modo infrante nel momento in cui le padroneggio. Nel disco questo succede almeno quattro volte e sono i momenti in cui il disco mi emoziona di più. Oggi comunque ricerco grande semplicità (o una apparente semplicità) nella scrittura delle musiche. Una semplicità che dia ai musicisti la possibilità di “suonare” con grande libertà e creatività. Grazie a voi, per le domande, Paolo…
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