Se affermassimo che il rock è morto, nessuno più si indignerebbe e nessuno avrebbe da ridire: se invece osassimo dire il contrario, che il rock è vivo, vegeto e gode di solida salute, allora apriremmo una bella lattina di vermi, per dirla con un’espressione inglese. L’album “Forage & Glean” di Mike Spine, in uscita il 28 ottobre per la prima volta in Europa si abbatte come un uragano contro il cliché del secolo regalando un doppio album, per l’etichetta Global Seepej Record, ed è un’opera sontuosa intrisa di folk, punk e, per l’appunto, buon vecchio rock. Concepita come raccolta intensa di brani composti negli ultimi vent’anni di vita e di carriera, l’album si compone di due raccolte gemellari, sempre in pole position a rivelare l’avvento di una band, gli “At the Spine”, regina di tensione emotiva e carica adrenalinica da performer. Le ben 32 tracce presenti sono coreografie templari di bassi e percussioni, originali e figlie, al contempo, dei grandi precursori di quella grinta epiteliale del passato tipica dei grandi fuoriclasse (Iggy Pop & The stooges, Buzzcocks, The Animals, sino ai moderni Offspring). L’insieme è un picchiaduro in cui la passionalità infuocata del rock e quella del folk si abbracciano intense in una lotta grecoromana che ricorda la simbologia matematica del minore e maggiore, in cui talvolta uno dei due elementi predomina (“La frontera”, “The french girl”)) , senza alterare gli equilibri, nemmeno negli episodi più rabbiosi (“Second Hand”, “Iron Lake”, “Joys of oils”). La caduta del “meteorite” coinciderà con il pieno arrivo dell’autunno, il tempo perfetto per “rovistare e raccogliere”, e anche per ascoltarsi “Sand in your teeth” con l’animo sognante.
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