Con dieci giorni d’anticipo rispetto alla primavera, la vivacità nell’aria è stata portata da Mondo Marcio e del suo nuovo album di inediti dal titolo “La freschezza del Marcio”, prodotto da Universal tra Londra, Milano e New York. Dopo essersi lasciato alle spalle il brillante “Nella bocca della tigre”, concept brioso che vantava al suo interno campionamenti di Mina, il ritorno in scena è stato, nelle intenzioni dell’artista, nel segno del divertimento. Sono infatti molte le collaborazioni allettanti che spiccano: Clementino, Ghemon, Fabri Fibra sono soltanto alcuni dei nomi di punta. Duetti che nella migliore tradizione rap denunciano, scherniscono, si incattiviscono su beat a volte vincenti a volte passabili. Schierati irrimediabilmente contro un collega, una crew, un avversario che sorregga l’irascibilità, i testi non palesano sempre quell’acume spumeggiante che il titolo vorrebbe suggerire, ma nel complesso Mondo Marcio, ormai alla settima prova in studio, ha imparato sin troppo bene a destreggiarsi tra calembour e irriverenza e sa uscirne a testa alta. E non bisogna attendere troppo per la riprova: in “Un altro giorno” dichiara come manifesto le sue intenzioni (“Faccio quello che devo/ fattene una ragione”), nella title track sguinzaglia esacerbato il suo odio verso i falsi colleghi di strada (“Questi rapper sono i miei discendenti”), in “All nite” c’è la potenza sbarazzina e ondivaga di una consolle liberata come pitbull. Mancano il mistero, guizzi poetici, sprazzi di freschezza vera e propria, ma l’album è un pilastro solido per tutti coloro che, partoriti in ultima battuta dai talent show, hanno la boria di definirsi rapper di mestiere. Se non l'altro l'ennesima lezione di stile.
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