Daniele, Luca e Alex non sono nomi ordinari, così si chiamano i musicisti che formano la band My Escort che ha da poco pubblicato l’atteso album d’esordio, “Canzoni in ritardo”. Dopo essersi radunati sotto un vessillo comune, i tre “musicanti di Brema” hanno messo a frutto un lavoro ben curato, con una struttura che non suona affatto acerba e con testi, finalmente, lontani dai cliché abusati del “Sole, Cuore e Amore”. A fare la differenza, infatti, non sono tanto le sonorità, vicine per influenza agli italiani Negrita, Silvestri e Mario Venuti (o, guardando più lontano, ai Simple Plan più freschi), quanto i testi pregni di tematiche inusuali: la paura dell’ignoto, la drammaticità degli eventi, la tristezza di un privè, l’assenza della persona desiderata in un sabato sera (con quella coda meravigliosa). Perché, complice la collaborazione della Michele Sguotti Orchestra, le atmosfere si caricano di una tensione emotiva tangibile, come nella struggente “Le cose non cambiano mai”, che arriva persino a solleticare, nel suo epico finale, gli islandesi Sigur Rós. Emerge un paesaggio, sulla tela dei vocaboli scelti, che è un luogo speciale, raggiunto a cavallo di un “paracadute per una guerra già persa” ed è autentico, a un passo da noi, perché quel luogo, dopo i grovigli delle esperienze umane non sempre idilliache, come ci ricordano i My Escort: siamo noi.
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