L’album “Emotionally Numb” di Hertzen, band dark wave/dark pop/synth pop, è uscito in formato fisico e digitale lo scorso 14 aprile 2023.
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Emotionally numb propone molti strumenti e moltissimi suoni. Alcune soluzioni sono addirittura sorprendenti. Colpiscono l’hammond in Coming Home, gli archi in Take Me To The Moon, lo strumento a corde in Out Of Time. Come avviene la scelta di uno strumento al posto di un altro?
Sarà per l´influenza di vari generi. Non ci piace limitarci nella scelta dei suoni. Marcelo si occupa di questo aspetto. Immagina il tipo di band per il tipo di canzone, quali strumenti debbano suonarla. Da lì sceglie i suoni e come suonarli. Il numero degli strumenti poi è limitato, meglio che abusare di timbri elettronici e trucchi vari. Alla fine, ciò che conta davvero, non è avere mille suoni a disposizione, ma conoscere il linguaggio di ogni strumento ed esplorarlo nel modo più musicale possibile. Il momento cruciale è all’inizio, quando ascoltiamo assieme le prime bozze. Ci sono dei suoni che mi colpiscono molto e puntualmente esulto dicendo: “Questo è il suono vincente della traccia. È perfetto!”. Ecco, si lavora in maniera costruttiva in studio quando si è in due – ci motiviamo a vicenda e ci diamo spesso consigli. Credere in quello che facciamo e sapere che stiamo andando per il verso giusto è fondamentale per entrambi.
Emotionally Numb si caratterizza per le splendide linee vocali, per gli arrangiamenti mai eccessivi. Qual è in genere il processo che porta alla creazione dei brani? Si parte dalla musica per generare le parole, o viceversa?
Parto sempre dalla musica. Brevi loop e melodie diventano per me materiale di ispirazione per la scrittura dei testi. Con Hertzen riesco a concentrarmi meglio sulla mia parte. Mentre Marcelo lavora sulla musica, sugli strumenti, sul sound, io lavoro sulla voce e sui testi (creazione di linee vocali, scrittura dei testi, e tutte le fasi di produzione vocale come comping, timing, cleaning, effetti…). Quando lavoriamo sugli arrangiamenti, teniamo conto poi di entrambe le parti: strumentale e cantata. E così via fino al completamento della traccia.
I brani sono tutti splendidamente emozionali. In che modo la vostra vita influenza questi testi?
Il processo di scrittura dei brani è perlopiù solitario, nel senso che non vi è nessun riscontro esterno. Non decidiamo insieme il tema del testo – semplicemente, ascolto la musica e mi lascio andare nella scrittura. Dico sempre che Marcelo racconta storie con la musica, con i suoni, con gli strumenti; io, invece, racconto storie con le parole e con la voce. Il brano The Last Temptation è opera di Marcelo. Un testo che aveva scritto diversi anni fa per un altro progetto. La canzone non fu mai pubblicata. Tutti gli altri brani, come anche quelli negli album precedenti, sono invece scritti da me. Viene naturale lasciarsi ispirare dagli eventi di vita personale. Io sono la “daughter of a dreamer” in Hope; In Vampires and Angels, per esempio, canto “the remains of the day” ispirandomi ad un libro di Ishiguro letto tanti anni fa che conservo ancora; in Coming Home, poi, sono io che vado “from north to south, … to the bay to heal my soul” (alla mia baia preferita in Puglia). Insomma, scrivo storie tra sogno e realtà. Scrivo di me, del mondo attorno a me e inventato da me.
Sul vostro sito si legge che vi definite la band rock più elettronica e la band elettronica più rock. Quali sono i gruppi anni ’80 che vi influenzano maggiormente? Chi, prima di voi, a vostro avviso è riuscito ad unire a perfezione questi due generi sicuramente molto diversi?
Pensiamo che band come Depeche Mode e New Order abbiano fuso bene attitude e chitarre rock con suoni elettronici e ritmi sequenziati. In un certo senso, loro avrebbero influenzato quello che sarebbe venuto dopo, come i Prodigy, o noi, per esempio.
Qualche anticipazione del futuro? Girerete per concerti, magari anche in Italia? O altrove?
Abbiamo inaugurato l’anno con un concerto a Bergamo. Si spera adesso di avere nuove date al più presto, magari in Sudamerica.
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