Recensione – “Anhedonia” – Morphide

Gelide lame di ghiaccio che provocano fuoco! Questo è il giusto ossimoro per descrivere al meglio “Anhedonia”, album di debutto autoprodotto dei Morphide, band alternative metal/gothic.

Un mix letale di potenza di suono che salta superbo e pungente da un confine musicale all’altro ormeggiando anche nei porti mistici del progressive.

Premo play incuriosito già dal nome della band immaginando chissà quale sogno acido sotto morfina (per l’appunto).

Ma già dal primo brano “Aftermath” nascono scariche di adrenalina e vengo scaraventato negli anni ’90 con un metal degno di nota contornato da melodie che ti perforano i timpani. Voce possente, graffiante, un cantato d’anima e senza accorgemene sto sbattendo a tempo il pugno sulla scrivania.

Mayhem” è la seconda track e mi accompagna in un mondo epico con una dolcezza a tratti onirica di una voce totalmente differente che ti rapisce per poi sbatterti in faccia la potenza ritmica della band ricordandoti che i Morphide non scherzano affatto. Molti i riferimenti musicali a cui attingere, ma i Morphide hanno un gran tocco di originalità colto già al primo ascolto. La traccia numero tre, dal titolo “Catharsis” mi dona finalmente il sogno acido che speravo. Chitarroni in faccia come se non ci fosse un domani con melodie accattivanti che ricordano gli A Perfect Circle (complimentone), ma vestiti con più rabbia proveniente direttamente dall’adito oscuro dell’anima. Infatti merita immediatamente un secondo ascolto lampo.

L’album è ben registrato, possiede una cura maniacale per la sessione ritmica, fattore indispensabile per una produzione metal. Nonostante le sonorità danzino tra un ventennio e l’altro, tra miti leggendari e modernità, risulta davvero gustoso a gran volume.

Si continua il viaggio con questa band alternative con le tracce “Queen of Blame” e “We are one” che confermano l’ottima attitudine nella scrittura di melodie fresche e mai scontate e la potenza di queste lame gelide che provocano fuoco tra arrangiamenti di chitarre e riff di batteria sorretti sempre da una voce femminile che non ha nulla da invidiare a colleghe artiste più famose.

Enter the Storm” scorre come se fossi già un loro fan da anni, così come “Akeneo” e “Panopticon” che evidenziano questo mix tra epicità, luce e oscurità con leggeri tratti di dolcezza e malinconia che caratterizzano quest’album di debutto. L’ultima traccia di “Anhedonia” è “Cromulent” con in intro di oltre trenta secondi che ti lascia respirare e riposare per poi ricordarti di che pasta sono fatti i Morphide, con queste maledette, sognanti e possenti melodie vocali cucite a pennello come un sarto metal in ogni fottuta canzone che ho ascoltato. Voglio fumare una sigaretta, felice di aver scoperto una grande band!

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