Missato e masterizzato dalla Sweetspot Productions l’Ep del graphic designer Korfian, all’anagrafe Spyros Psarras, titola “Baroque” e proprio come il periodo artistico diffusosi nell’Europa settecentesca, il progetto è un’oscura celebrazione dell’estrosità e della fantasia, come l'irregolarità della scaramazza, un'esagerazione che fa centro nel quadro della musica elettronica d’autore da tenere d’occhio. Parafrasando il “Fanciullo con canestro di frutta” di Caravaggio, l’artista imprime in copertina il carattere dell’album e lo declina attraverso quattro brani dal profondo sapore crossover, tra iamamiwhoami, Allie X, Kate Boy. Nato a Corfu, ora residente in Atene, il musicista apre le danze con Black Dwarf, con la sua intro alla Said El Kurdi, un ibrido di synth e refrain doganali, al confine con l'elettronica – eclampsia di Fever Ray e le atmosfere dark e recalcitranti di John Balance e Peter Christopherson.
Anela spazio, ne ricorda gli albori in cui anche Dio non riusciva a confondere le due realtà. La religiosità ha un ruolo esortativo, diviene strumento per elevare spiritualmente drammi e contraddizioni tanto personali quanto sociali. I riverberi cristologici di “Judgment” proprio in questo senso abbracciano ecumenicamente beat che si riallacciano ai drap sfilacciati di un suono enigmatico che ricorda Tsar B. La voce di Korfian è indubbiamente figlia di Dave Gahan e la sua personalità lascia risplendere i beat apoplettici che si imprimono nella duramadre (“Time Traveler”). “Fear”, che chiude il disco, esamina il timore di riscoprirsi, di riconoscersi, di aprirsi all'amore per il colpo di coda della sua efferatezza. Effusore di malesseri e incupimenti, li reindirizza all'alto, in una missiva alle generazioni future di noi stessi. Questo, probabilmente, è il punto forte di tutto il buono che seguirà da ora in poi.
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