Innanzitutto chiariamo una cosa: la sugarpie è Lara Ferrari, I Candymen sono Jacopo Delfini, Renato Podestà, Claudio Ottaviano e Roberto Lupo. Insieme, formano un gruppo progressive swing che negli ultimi anni ha rimescolato generi e interpretato brani di repertorio che hanno ricevuto apprezzamenti prestigiosi. La loro cover del brano dei Queen “Bohemian Rapsody” , ad esempio, fu entusiasticamente recensita da Brian May, che ne apprezzò l’arrangiamento originale. Targato Irma Records-La Douce, il nuovo capitolo della band si compone di 16 nuove canzoni, di cui 6 riarrangiamenti (in cui compaiono Jim Morrison, Jimi Hendrix, Bon Jovi) e 9 composizioni originali, in italiano e in inglese. Il risultato è una scaletta a chioccia, in cui il gruppo abbada a creare situazioni semplici, talvolta ironiche, pungenti, spiccate, maliziose. C’è uno spirito dolcemente ingovernabile, si percepisce, e rende coerenti alcuni brani di epoche differenti (l’ottima scelta “I still haven’t found what I’m looking for” degli U2) con la modernità degli ingredienti messi in gioco. Ogni strumento, con portamento virile e deciso, è comunque un eccellente cache-sex per la nuda sensualità del progetto. Sensualità che, con pennellate di cafard e malinconia,se ne infischia di essere un perfetto prodotto datoriale e trascende, spernacchia e alla fine vince, eccome se vince! Trionfa anche quando si sente che qualcosa non funziona, come nella discutibile versione di “Lithium”, in cui i Nirvana vengono stropicciati per apparire Lou Reed e suonano domenicali, svuotati del loro misticismo scabroso. Alla fine l’unica certezza risiede ancora nell’apertura iniziale, anzi ancora: nella copertina. I bambini guardano alle caramelle come i nostri al Jazz, alle radici, al suono che organicamente tiene uniti brani provenienti da ogni continente e da ogni epoca. In questo il disco è un cablochon raffinato, con più sfaccettature di quante ne aspettassimo. Ascoltare la geniale “Break on Through” per credere. Ora.
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