Targato Post World Industries, dall’incontro straordinario tra il producer Grey Filastine e l’artista indonesiana Nova Ruth, è uscito da poco l’album “Drapetomania”, un’isola fortunata musicalmente variopinta, dove ogni incomprensione, ogni odio truce insensato, ogni immotivato fastidio etnico e ogni languore di conquista, è annientato alla radice per lasciare spazio a un’idea di unione senza confini e senza barriere. E’ questo, il concept ideologico alla base della collaborazione unica che viene proposta: lei, video attivista che ha prestato la sua voce eclettica al duo Twin Sista, allo storytelling in veste acustica di “Mimimintuno” e al festival francese “Les Primtemp Des Poètes” e lui, genio elettronico e militante, che può vantare nel suo curriculum la partecipazione al controvertice di Seattle del ’99, in occasione della conferenza del WTO. La miscela che ne esce, inclassificabile per prodigio e per genere, è un viaggio di 12 brani dal cuore punk e dalle vesti tanto più sorprendenti quanto lo sono la dubstep e la trap, moog, scenari da tablas indiane e flauti misticheggianti. Un disco che amalgama idealmente il bubolare dell’allocco, il trillare dell’allodola, il bramire del cammello con lo zigare del coniglio. Il suono è lavorato centellinando sorprese e colpi di scena. Gli scenari ricordano lo stile di Fleischmann e Uwe Zahn, la voce di Nova Ruth non vuole consolarsi all’immagine dell’incudine: non vuole incarnare la pazienza, l’immutabilità e l’inerzia. Al contrario, vuole attivamente risvegliare il dissenso e l’opposizione, la lotta per l’affermazione di un ego universale commovente, del quale abbiamo più bisogno dell’ossigeno. Molti episodi sono convincenti e lasciano segni indelebili. Lo scampanellio impazzito di “Blockchainz” abbraccia una sonorità precorritrice di uno stato di trance avvolgente, mai conciliante, ma sempre di impatto, perennemente di qualità. I beat ricordano le realtà tribali, non di certo quelle catchy e fotografabili, piuttosto quelle dionisiache e espressivamente urgenti. In “Perbatasan” il canto di Nova è il tappeto di Aladino che spalanca il Sesamo della percezione e invita al moto, al movimento, alla ricezione degli Innua, forze occulte e invisibili degli Inuit, simboli dell’energia presente in ogni oggetto, elemento o essere. Le immagini si creano con forza: in “Halcyion”, complici i beat esotici irresistibili, sembra di vederlo, il volo ad ali spiegate di Alcione, la donna che fu trasformata da Zeus in uccello marino. In “Senescence”, invece, la voce è poeticamente barbiturica, in “Cleaner” l’anticapitalismo è palpabile, trascinante, bisbetico e indomabile. Vi si trova tutto quello che si vuole, in questo progetto dai riverberi Bizimkiler, più di tutto un ingrediente irrintracciabile: il sudore umano e la volontà di sondare l’ignoto per rivestirlo di collettività. E tutto ciò rende album unico nel suo genere, straordinariamente randagio.
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