L’undergound italiano non smette mai di stupire, nonostante chi vi scrive sia già perfettamente convinto della forza e della bellezza che questo mondo riesce sempre a dare.
Oggi a portarne alta la bandiera è Resonanz Kreis, progetto solista di stampo elettronico, nato da idee di stampo “ninetees” in una città che, proprio in quegli anni, ha dato i natali ad una band iconica dell’undergound come i Marlene Kuntz.
Di tutt’altra pasta è Resonanz Kreis però, che in questo album ci accompagna in un viaggio elettro-onirico fatto di tempi dilatati e mantra sonori di spessore notevole.
“Methodology” è un disco per cui la prima parola che ci viene da spendere è “maturo”. Ha in sé influenze che rimangono interessanti nonostante le radici ormai consolidate. Quando ci si trova davanti ad un disco strumentale, che si percorre con un filo logico mai vacillante, e con una continuità così naturale, è difficile avventurarsi nel parlare dei singoli brani, perché la costruzione che gli è stata data esige una completezza di ascolto, e anche questo, a parer nostro, è un’altra nota di merito.
Ed è proprio l’andamento mantrico che riusciamo ad apprezzare in modo particolare, che favorisce un fluire quasi ipnotico dei pensieri, come se questo disco non fosse un suono, ma un luogo fisico in cui calarsi dentro. Non è difficile pensare ai Kraftwerk, o ai lavori più introspettivi dei Massive Attack.
Il suono è estremamente curato, e se si pensa che tutto questo viene da una autoproduzione, si fa quasi fatica a capacitarsene. La tridimensionalità dell’ascolto, frutto di una ricerca sonora di evidente successo, ci dà l’idea di quanto Resonanz Kreis sia un progetto costruito su basi solide e su una esperienza compositiva e di sperimentazione di tutto rispetto.
E’ un disco da ascoltare per intero, anche più volte, anche di fila, in loop. Un autentico gioiello per i cultori del genere, per chi ama il trip-hop, ma anche per i neofiti, per i quali può essere un buon portale di ingresso nel mondo dell’elettronica/ambient.
Fidatevi di Resonanz Kreis, questo “Methodology” non ve ne farà assolutamente pentire.
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