È uscito il 14 novembre il disco d’esordio “Micamicapisci” dei Misga, acronimo di Michele Sgaramella in compagnia dei musicisti Marco Sgaramella alla chitarra, Davide Suriano al basso e Antonio Vaccariello alla batteria. Libero di muoversi nel panorama indipendente italiano, il disco mostra subito i suoi punti di forza: una scrittura grezza e meravigliosamente schietta, suoni briosi e freschi e una compattezza notevole nelle tematiche trattate. Con l’occhio rivolto sempre ai tempi che viviamo, i Misga hanno dato vita a un disco sul costante ‘chi va là’ emotivo, ascetico nella padronanza di sé nel risultare puro e spontaneo, quasi ‘di getto’. Si inizia con “Dammi dammi”, con la sua struttura metrica che ricorda il migliore Cristicchi e il suo pop claudicante ed euforico alla ‘O scarrafone’ di Pino Daniele, tracciando un filo di velata malinconia travestita da sprizzante allegrezza con “Vuoto di memoria” (Aretuska e Bluvertigo implicitamente citati) e con “Va così”, un rotocalco perfettamente riuscito della situazione odierna. Laddove l’orecchio potrebbe suggerire di aver ascoltato un disco pop, l’animo ribatte che la quintessènza del progetto è punk: tracce come “Fame” (featuring Puccia degli Après la Classe), col suo tono disincantato e nostalgico e “Questa musica”, in cui l’arte è riconosciuta come unica musa di Resistenza, manifestano una protesta generazionale ruvida, mai compiacente. Rabbia che trova il suo culmine nella title track “Micamicapisci”, emblema isterico di una schiera di giovani che si aggrappa ai sogni come i manifestanti ai lividi di guerra e non vuole retrocedere. Un testo, quello in questione, che andrebbe scritto clandestinamente sui murales di tutte le metropoli del mondo. Se è vero che “Il valore è una questione di principio”, allora va detto con la mano sulla coscienza che questo è un grande disco, molto simile a un’ascia: separa il corpo dalla testa, rivelando così un'anima pura, liberata dai vincoli materiali e profani dell’arrivismo
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