Registrato tra marzo e maggio 2016, l’Ep d’esordio della cantautrice Manuela Padoan raccoglie 6 tracce intime e personali e titola “Mille fiori… mille colori”. Un titolo calzante, promettente, congruente ai brani che l’ascoltatore scorre come petali di un fiore. Presentato nel Giardino della Biblioteca di Montecchio Maggiore per la Rassegna “Palco Libero in Città” il disco mette immediatamente a nudo una verità: si percepisce la duplice veste di cantautrice e musicoterapeuta dell’artista, nonostante sia così irrilevante, quando c'è di mezzo un talento così evidente, stabilire cosa venga prima. Suoni che creano benessere, sì, profondono sensazioni di pace e riconciliazione, certo, ma senza mai dimenticare – nemmeno per un secondo – lo spessore di testualità decise e sferzanti e di sonorità mai banali. Ad aprire le danze c’è “Metamorfosi e farfalle”, con la sua suadente delicatezza e il canto rassodante che invita a sé come l’odore di caffè proveniente da una cucina. Ricorda la voce sbarazzina e incantevole di Marlò, la giovinezza esile di Annalisa, con più coraggio nella cura della descrizione dei paesaggi emotivi. In “Ora che ho l’idea di te” questa dolcezza così adorabile blandisce le passioni più ineducate, le pulsioni più sgraziate.
Scivola via con grande fluidità, e la mano professionale dell’arrangiatore Edu Hebling accompagna con disinvoltura la personalità ben definita della cantante. I momenti piacevoli sono numerosi, l’orecchio ha l’occasione di sostare di canzone in canzone in un bel flusso di emozioni. Oscillazioni che passano da "Come dici tu… mi fai impazzire", nella quale Manuela solletica le corde celestiali di Johnny Flynn, la bellezza eterea dei The Staves, per acciuffare qualche analogia persino con la stravaganza amabilmente naïf di Emmy the Great per arrivare a “Dietro lo specchio”, che sarebbe ancora più cromaticamente intensa se si lasciasse andare a un bebop più sbrogliato. Tuttavia, quando c’è da fare centro e veicolare messaggi più universali rispetto alla propria fragilità, il soft pop di “Viola” interviene donandosi alla malinconia di uno scenario grottesco e troppo, troppo ordinario, che è quello della violenza sulle donne. Il tono si scurisce, le parole incuneano la pelle trafiggendola con precisione e ammirabile efficacia, molto più di un qualsiasi pubblicità progresso. E allora ci si ricorda della premessa iniziale: la musica è arte, e l’arte guarisce, vero. Si prende cura di ogni ingiustizia perpetrata nel mondo. E quando qualcuno lo ricorda al mondo anestetizzato dai guadagni ‘mordi e fuggi’ delle case discografiche, non rimane che alzarsi in piedi e fare un applauso fragoroso e durevole.
Capitano Aldo
E' un disco pieno di colori e gioia, arricchita dalla limpida voce della cantante e dalle dolci melodie che accompagnano i testi. Chitarre acustiche, violoncelli e leggere note di pianoforte collaborano a costruire un arrangiamento pop tradizionale, reso originale dal timbro dell’interprete. Il risultato finale è un album composto da canzoni orecchiabili (un po' alla Nina Zilli) che inevitabilmente ti portano a battere il tempo col piede.
Le tracce raccontano tematiche molto differenti, come la diversità (che ritroviamo nel primo singolo estratto e canzone omonima all’album), oppure la violenza sulle donne (in “Viola”, sicuramente la traccia più suggestiva dell’album), o la maternità (come in “Ora che ho l’idea di te”). Tutti argomenti che accompagnano quotidianamente la vita delle persone: la forza di Manuela Padoan sta proprio nel saper plasmare una melodia in grado di adattarsi perfettamente a situazioni comuni della vita quotidiana, permettendo agli ascoltatori di identificarsi negli ambienti descritti dalle canzoni. L’ultima traccia (“Metamorfosi e Farfalle”) porta con sé la responsabilità di voler citare il brano “Farfalle” di Modugno: la stessa autrice descrive quest’ultimo brano come “un inno alla vita”, come d'altronde anche il resto delle tracce.
“Mille fiori Mille colori” è un album che sprizza positività ed energia da ogni canzone, donando all’ascoltatore un ottima scusa per sorridere.Non c’è spazio per risentimento o rassegnazione nel lavoro di Manuela Padoan: la sua musica è fatta di emozioni intense e colorate, tutte perfettamente descritte in questo album.
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