Recensione: “Ogni cosa a suo posto” – Audiosfera

Nati nel 2013 da un’idea di Lorenzo Lotito (voce e chitarra) e di Valentino Palombi (tastiere), gli Audiosfera sono una promettente band umbra che comprende, nella sua formazione attuale, Gianluca del Torto al basso, Mattia Mattoni alla batteria e Maurizio Chiani alla chitarra elettrica. Per l’album d’esordio, “Ogni cosa a suo posto”, il quintetto si è affidato alla supervisione di Giorgio Speranza e di Saverio Paiella, registrando il progetto battesimale al Bust Hard Studios di Terni. Gli undici brani che sono scaturiti dalle sessioni, cominciate nell’aprile 2016, sono un drappello di suoni che agitano le acque di un pop anglosassone di spirito e rinfrescante per natura. Molta l’energia spesa, e si percepisce moltissimo, soprattutto nell’essere un disco profondo ma non ciarliero: le testualità raccontano, documentano, sprofondano nell’emotività umana ma mantengono sempre un’ innegabile credibilità. Proprio a partite da “Otto minuti di follia”, con la sua raffinata somiglianza alla “Daydreaming” partorita dal geniale Thom Yorke, ma più combattiva, nella quale l’italiano irrompe a sorpresa ma non a sproposito, sbalordendo ad effetto con la proposta di un testo che suona gemellare alla melodia. Il crescendo abbraccia l’energia di Fabrizio Moro, rivelando un anticamera di qualcosa che potrebbe accadere, e che probabilmente accade dal vivo, quando l’ingessatura della sala prove vacilla e si apre ai piedi irrefrenabili e agli animi scalpitanti. “Ogni cosa” strizza l’occhio a “Il paese è reale” degli Afterhours, proclamando profeticamente che “Ogni dritto ha il suo rovescio”, brano incluso: il ritornello è ben coeso, ben riuscito, ma quando sembra che possa andare in scena un assolo intemperante, la canzone si trattiene. In “E non finirà mai” il mood è penitente e riparatore, la voce è calorosa e affida il suo messaggio a interiorità personali. Quando il suono rifiuta di essere inoffensivo, allora c’è uno spiraglio di talento ruggente. Quando non accade, purtroppo, rimane una piacevolezza da sentire, senza dubbio, ma già inevitabilmente ascoltata  altrove. Ad arginare il dubbio, pronte a convincere grazie alla loro statura, arrivano”L’infinito”, “Ti poterò lontano” e “Sei di più”. La prima, fluida a solleticare suoni cari ai Verdena e armonie proprie dei Thegiornalisti, è tra gli episodi più riusciti del disco e nonostante il principio dismesso, si rivela una traccia strabiliante, che finalmente prorompe senza indugio. Ricorda per certi versi un mito cosmogonico caro alla popolazione dei Beti, secondo i quali Dio modellò nell’argilla delle lucertole che in seguito scelse di immergere nell’acqua. Secondo un processo inesplicabile, al posto delle lucertole, dalle acque uscirono degli Uomini. Qui il trucco non è un tocco celeste, chiaramente: è una capacità ben rodata di raccontare la realtà con impeti e pulsioni personali (“Zoe” fa meravigliosamente centro, in questo) con melodie che ancora devono essere focalizzate al meglio, per risultare più specifiche e individuali e creare uno stile personale, ma che si lasciano apprezzare in gran forma. E se rimane “Un istante da vivere”, dondolata dalle venature country della deliziosa “Ago nel cuore”, sappiamo che la band in questione può andare molto più lontano, e indagare  in sé come una matrioska (“Ti porterò lontano”) nuove soluzioni stilistiche e pattern ancora più convincenti, consapevoli di aver iniziato con grinta e spessore.

 

 

 

Tracklist

OTTO MINUTI DI FOLLIA (Lotito – Palombi)
OGNI COSA (Lotito – Palombi)
E NON FINIRÀ MAI (Lotito – Palombi)
L’INFINITO (Lotito – Palombi)
ZOE (Lotito – Palombi)
TI PORTERÒ LONTANO (Lotito – Palombi)
SEI DI PIÙ (Lotito – Palombi)
UN ISTANTE DA VIVERE (Lotito – Palombi)
UN AGO NEL CUORE (Lotito – Palombi)
TEMPESTA (Lotito – Palombi)
LA VITA CHE VORREI (Lotito – Marzoli – Palombi)

 

  • 7.5/10
    - 7.5/10
7.5/10

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