Ho tremato quando mi hanno chiesto di scrivere la recensione di un gruppo esordiente. Ho tremato pensando alla omologazione musicale, alla trap, al pop rap, al metal a tutti i costi o alla moda venduta pur di piazzare un disco. Non è stato così.
“Retro Pop” è l’opera prima dei Disco Zodiac, band del litorale romano che galleggia languida tra le atmosfere anni ’70 e ’80 della musica leggera italiana, ammiccando all’elettronica del XXI secolo, al pop internazionale e a quel gusto un po’ rétro che, inesorabilmente, ci rapisce per l’ampiezza e la malinconia dei suoni. Ascoltandolo ho rivissuto le atmosfere estive a Valle Giulia cantate da Antonello Venditti in “Qui” e mi sono immerso nella vita notturna, romantica e disperata di “Figli delle Stelle” di Alan Sorrenti.
La scrittura è semplice e rappresenta un punto di forza del gruppo: i testi che ascoltiamo raccontano vite che potrebbero essere quelle di ognuno di noi, ci parlano di esperienze comuni e di sensazioni reali, come il sale marino sulla pelle.
L’apertura del disco è il brano “Vino”, ha un tasso alcolico elevato e si perde nella malinconia dei ricordi, come quando ci fermiamo a pensare a qualcuno che abbiamo o avremmo voluto amare, mentre vaghiamo senza meta nei fumi dell’alcol. Il classico errore di inviare messaggi quando abbiamo bevuto.
“Cosmonauti” è il singolo che ha accompagnato l’uscita , in rotazione radiofonica dal 27 gennaio. In questo brano torniamo nel XXI secolo, seppur con sonorità vintage, per ricordare le nostre avventure, le emozioni, momenti mai vissuti o solo sognati, senza giudizi o rimpianti.
Il disco si muove attraverso ballad romantiche come “Platino” (brano uscito alla fine del 2019) o ci racconta dei silenzi di una relazione e delle difficoltà di comunicazione di una coppia con “Scusami”, in cui è forte il senso di inafferrabilità di un momento di disorientamento. La confusione di chi non sa quale strada scegliere e sente, tocca con mano, la distanza. “Arance” è un inno all’amicizia, dei tempi vissuti tra il liceo e la fine dell’adolescenza, le chiacchierate infinite sulla vita, come se fossimo proiettati all’interno del film “Notte prima degli esami” di Fausto Brizzi. I Disco Zodiac ci raccontano anche dei turbamenti che accompagnano l’inizio di una relazione o il desiderio di essa nel brano “Passano i secondi”, nel quale siamo sospesi tra un pensiero fisso che resiste al tempo e il ricordo di ciò che è stato quando ancora si voleva qualcosa. Quando ho ascoltato “Supereroi” ho sorriso pensando “quanto sei anni ’80!”: il brano è una festa, in cui adolescenza e età adulta si fondono senza frizioni.
“CDG” scorre fluida, languida e sensuale, esattamente come la città di Parigi che fa da sfondo al brano. È un aeroporto, è la sensazione e il presentimento della donna.
L’album si chiude con il racconto di un ragazzo di strada, quasi un eco a Pasolini nel bellissimo romanzo “Una vita violenta”. “Lido Centro” racconta la ribellione di chi è fuori da un contesto e vive attimi di poesia e amore.
Il disco di esordio dei Disco Zodiac è questo, registrato allo Studionero di Roma e prodotto da Marta Venturini, sonorità vintage con riferimenti anni ’60 e ’80 e un romanticismo di fondo che incornicia ogni brano. Il gruppo suona bene ed è affiatato, il sound è fluido e gli strumenti si intrecciano con una buona armonia, evitando gli spigoli e levigando i passaggi all’interno dei brani. Ricordano, a tratti, i Thegiornalisti e forse questa somiglianza è l’ombra che aleggia intorno a “Retro Pop”. Se riusciranno a trovare una propria identità, i punti di forza armonici potrebbero spiccare ancora di più. Buon ascolto!
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