Al nuovo EP dei Love Ghost non manca niente per essere considerato completo ed esaustivo del loro carattere spiccato, intraprendente, rabbioso e allo stesso tempo introspettivo. Quattro tracce che raccontano degli inferni interiori del fare i conti con un mondo relazionale mai all’altezza delle intenzioni, ma soprattutto quelli del fare i conti con sé stessi e con la propria faticosa legittimazione.
Se, infine, sul lavoro ci mette le mani Danny Saber, che non è proprio un neofita del genere, e che vanta produzioni e collaborazioni in lavori di Rolling Stones e Marilyn Manson, allora il risultato non può che essere eccellente.
Non poteva esistere traccia migliore di “Tribe” per aprire Sabertoothed, una intro che minaccia subito bufera, un suono di basso che già subito ci elettrizza e ci prepara all’esplosione di quello che crediamo sia il pezzo più forte del disco. Si sente eco del Reverendo Manson, si, ma anche dell’incisività e della forza chitarristica dei Rage against the machine, con più di un retrogusto “90’s” che, a gusto di chi scrive, non perde mai smalto.
E via con “Step in the arena”, il cui l’intro di synth ci fa fare un volo all’indietro di un ulteriore decennio, a quella synth wave degli anni’80, salvo poi riportarci a suoni elettronici più nuovi, che si vanno ad innestare sulla struttura strumentale, sempre elettrica, suonata, poderosa.
“Hated” è forse la traccia più introspettiva del disco: la voce riacquista la naturalezza sonora, sacrificata a ragione nei brani precedenti, ma che qui serve a rendere il brano, in sé più lento, intenso e sentito.
“War, I swear” chiude un EP a cui, come detto in apertura, non manca niente. Il brano suona più pop. Bell & compagni rilassano i nervi dei brani precedenti con una ballad, forse non all’altezza del resto delle composizioni, ma che comunque si incolla bene in coda, e risulta comunque un lavoro ben fatto, anche se più ordinario.
In definitiva, ancora un’altra perla dei Love Ghost, quattro canzoni molto ben amalgamate, una produzione eccellente a coronamento di una capacità compositiva che alla formazione statunitense non manca mai.
I nostri rinnovati complimenti ai Love Ghost, per l’ennesima prova del fatto che vale sempre la pena ascoltarli!
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