RECENSIONE: “Sotto il cielo di Memphis ” – Michele Anelli

Michele Anelli, cantautore che arriva dalla pluripremiata band Groovers (Premio alla Carriera MEI 2019), esce con un album cercato e ricercato, avvolto tra stelle e strisce, in una miscela inedita in cui convergono le influenze della musica spiccatamente americana e l’introspezione della tradizione cantautorale italiana.

“Sotto il cielo di Memphis”, questo il titolo dell’album, e le sue canzoni scorrono molto bene, nonostante le montagne russe dei generi musicali che si alternano, connesse da un’intenzione vocale comunque comune a tutte.

Sicuramente, tra i pezzi che spiccano troviamo “Quello che ho”, con un andamento surf, una cavalcata alla Tarantino, “Tenerezza”, soprattutto nella parte iniziale in cui il pezzo danza sul filo di un valzer ben arrangiato e “Sono chi sono” in cui le inflessioni vocali ci portano addirittura nel territorio di un certo Pop d’Autore italiano, come quello di Federico Zampaglione o di Max Gazzè.

Il disco si impreziosisce ulteriormente con gli innesti della voce femminile che irrompe dolcemente come una brezza serale, spesso complementare ai climax finali delle canzoni.

Probabilmente, qualche brano, seppur magistralmente arrangiato, ci risulta soffrire di un eccessivo “didascalismo” nelle liriche; potrebbe essere il caso di “Ballata arida”, ma sicuramente non costituisce una macchia su quello che rimane comunque un lavoro ben fatto e ben pensato.

I brani registrati nelle sessioni dei FAME Studios hanno forse un tiro migliore, suonano più vivi e coinvolgenti e questo aggiunge sicuramente valore all’uscita discografica che per noi è valida, interessante e frutto di una esperienza chiara e di una volontà forte, che non può certo mancare ad un musicista navigato come Michele Anelli, al quale vanno i nostri migliori complimenti.

7.5/10

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