L’album di debutto di Alberto Fabbris è un concentrato di stile, con i suoni giusti e l’intenzione giusta per farti fare, nel senso letterale del titolo, questo nuovo viaggio. I brani hanno sicuramente le vibes promesse dall’impostazione smaccatamente country che è nelle intenzioni dell’autore.
Fabbris decide di aprire il disco con una ballad grintosa, il cui andamento, non fosse per gli strumenti tipici del bluegrass, potrebbe ricordarci addirittura gli Oasis. Dopo l’apertura si entra in maniera più convinta nel territorio più propriamente country con la title track, in cui segnaliamo delle parti di lap steel particolarmente gradevoli e ben misurate.
Big river, subito dopo, è un brano più cantato, ma con un impianto strumentale ben aderente ancora alla tradizione country. Nel disco spicca sicuramente Shaman, diverso dal resto dei brani per intenzione e andamento, risulta forse il brano più rock, in cui non mancano i double stop alla Hendrix e un bel solo di chitarra elettrica al centro del brano.
A Walk in the rainbow ci colpisce piacevolmente perché tradisce l’italianità dell’autore. Un testo in italiano e una produzione diversa avrebbero potuto farne un brano cantautorale tra Pino Daniele e Ivan Graziani. La chiusura, con To the sun, regala suggestioni piacevoli, ed ha dentro il mood giusto per chiudere un album tutto sommato filologico e ben ancorato nel genere.
The new journey è un lavoro che, a livello di appartenenza, forse paga un po’ quella linguistica, ma sicuramente non quella stilistica, segno che Fabbris è un autentico cultore musicale del genere musicale in cui si è cimentato.
Leggiamo che la produzione è stata tutta “casalinga”, e questo ci stupisce non poco, vista l’estrema pulizia sonora, e il suono finale, che risulta davvero ottimo e al livello di produzioni di ben più alto livello nominale.
Ciò che possiamo sicuramente sentirci di dire è che raccomandiamo ad occhi chiusi l’ascolto di questo album per le vostre sgroppate a cavallo su qualsiasi capitolo di Red dead redemption!
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